Agrigento, le mani su Villaggio Mosè e la contesa fra i due boss

Agrigento, le mani su Villaggio Mosè e la contesa fra i due boss

I retroscena del blitz che ha portato 9 persone in carcere
"OPERAZIONE CONDOR"
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Tutti ambivano a mettere le mani su Villaggio Mosè, ricco quartiere di Agrigento, sede di numerose attività commerciali e negozi. Nicola Ribisi, capo della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro, più di tutti.

È quanto emerge dall’inchiesta “Condor”, coordinata dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo Paolo Guido e dai sostituti Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, che questa mattina ha portato all’arresto di nove persone. Il blitz è dei carabinieri del Comando provinciale di Agrigento.

Già nel 2018, in un interrogatorio, il collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta aveva descritto l’instabilità del potere mafioso nel quartiere commerciale agrigentino: “Villaggio Mosè è un territorio libero, ci va Favara, ci va Palma, ci va Agrigento…”.

Una pretesa, quella di Ribisi, non condivisa da alcuni esponenti delle altre cosche, a partire dal capo della famiglia mafiosa di Favara, Giuseppe Sicilia. L’ambito territorio, lasciato scoperto, accenderà la contesta tra i due boss. Il favarese, in una conversazione intercettata con Giancarlo Buggea nel 2019, manifesta tutte le sue perplessità: “Ad Agrigento, ai cristiani gli sembra che è terra di nessuno..[..] ma chi minchia te l’ha dato Agrigento? Agrigento che minchia è tuo? Se ci tieni a saperlo, prima che arrivi tu ad Agrigento a me viene più vicino”.

Entrambi i capi, secondo quanto ricostruito dalle indagini, pretendevano di mettere le mani su Villaggio Mosè anche in virtù di legittimazioni ricevute in passato da uomini d’onore di peso. Ribisi affermava di essere stato autorizzato dal capo provinciale di Cosa Nostra, Giuseppe Falsone. Sicilia, a sua volta, si sentiva legittimato a controllare il capoluogo da “un altro cristiano prima di morire”.

Il riferimento è a Lillo Lombardozzi, pezzo da novanta della mafia agrigentina: “Lui mi ha detto .. Pinù io non voglio avere a che fare con nessuno.. tu qualsiasi cosa veditela tu..”. Un tentativo di espansione – quello di Ribisi – che secondo il racconto (intercettato) di Sicilia avrebbe interessato la stessa Favara quando un soggetto di Palma di Montechiaro, che si definiva figlioccio di Ribisi, provò a inserirsi nel mercato della vendita delle bibite a prezzi al ribasso: “L’ho chiamato e gli ho detto.. ascolta qua.. vai a dire a tu parrino che qua non vieni a vendere la birra.. e faglielo sapere.. ci vai e gli devi dire come ti dico io, vai a vendere al paese suo, qua basta”.


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