L’Aida che muore per amore non sa scaldare i cuori e suscitare passioni: quattro atti freddi, recitati senza trasporto e cantati con molta mestizia. Quadri scenici che sono bei dipinti dove gli attori recitano come dentro una tela: statici. Unica eccezione il trionfo, momento davvero glorioso della regia di Franco Zeffirelli. Poche luci e molte ombre nel cast, sopra la sufficienza Mariana Pentcheva (Amneris), Andrea Papi (il re), incomprensibile Paata Burchuladze (Ramfis), quanto meno passionali Carlos Almaguer (Amonasro) e Amarilli Nizza (Aida). Coinvolgente il corso, bene l’orchesta. Toccanti e azzeccati i balli con Luciana Savignano, Sabrina Brazzo e Josè Perez.
Di indubbio valore le scenografie di Lila de Nobili, meravigliosi i costumi per una messa in scena fin troppo intimista anche nei momenti più drammatici. La lunga serata ha comunque avuto il momento più toccante con il saluto al maestro Zeffirelli, grande artista. Ma nell’opera andata in scena ieri si è vista poco la sua mano.