Chinnici: 'Nessun paragone con Ciancimino, l'errore di Orlando'

Chinnici: ‘Nessun paragone con Ciancimino, l’errore di Orlando’

L'intervista di Roberto Alajmo ha scatenato un putiferio. Le reazioni.
L'INTERVISTA - PALERMO 2022
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3 min di lettura

Consigliera Valentina Chinnici, dove sta andando che sembra di fretta?
“A Sala delle Lapidi, abbiamo ripreso l’occupazione al Comune per evitare che la mancata discussione del piano triennale delle opere pubbliche provochi un danno alla città, per colpa del centrodestra”.

Perché?
“Come abbiamo scritto sui social: ‘La convocazione della conferenza dei capigruppo per stabilire ancora cosa discutere in consiglio è una manifestazione di arroganza politica, in risposta alle proteste di questi giorni, e uno schiaffo alla città che rischia di perdere, ogni giorno che passa, milioni di euro di fondi nazionali ed europei. La linea dell’opposizione è chiara: ostacolare il percorso fino a rendere vani i finanziamenti’”. QUI GLI ULTIMI SVILUPPI

Su questo l’opposizione non è d’accordo. Vi accusa di avere messo in scena uno psicodramma e si dice pronta a discutere.
“Non è vero, hanno sistematicamente sabotato ogni possibilità di un dialogo da svolgere nell’interesse di Palermo”.

Andiamo avanti. In una intervista a LiveSicilia.it (QUI) che ha terremotato il contesto, lo scrittore Roberto Alajmo dice testualmente: ‘Questa Palermo è perfino peggio di quella di Ciancimino, perché la speranza è andata perduta’. Che ne pensa?
“Stimo moltissimo Roberto Alajmo che è un mio amico, ma sbaglia. Quel paragone non va nemmeno fatto. Parliamo di un’epoca storica da cui Palermo, per fortuna, è uscita. A Palazzo delle Aquile c’erano i mafiosi, non le persone perbene di oggi che, sicuramente, hanno mille difetti. C’era la mafia che, in una notte, deliberava il sacco di Palermo”.

Alajmo non disconosce affatto questo percorso virtuoso, ma dice che la città, dal punto di vista dei servizi, è abbandonata a se stessa. Possiamo dargli torto?
“Palermo ha dei problemi enormi, acuiti da un sistema economico iniquo che mortifica i comuni da Roma in giù. Chi paga le tasse ha tutto, chi non le paga no. I comuni con il cinquanta per cento di evasione fiscale arrancano e devono accantonare i fondi”.

Palermo non è dunque malgovernata? Sono soltanto le risorse che mancano?
“La prima giunta di questo quinquennio era improntata al civismo e poteva funzionare. E’ stato un errore da parte del sindaco dare retta ai partiti. Lui sa che io la penso così. I partiti non hanno aiutato l’amministrazione. E c’è stata una deprecabile rincorsa a salire sul carro del vincitore di turno. E’ venuta meno la visione che aveva permesso alla società civile di entrare nel Palazzo nel corso degli anni Novanta”.

Il sindaco non ha anche altre colpe?
“Il sindaco è sempre responsabile, perché è il sindaco”.

Lei è sempre una orlandiana? Una che – come dice Alajmo – si ostina a combattere con la guerra ormai perduta?
“Io sono una palermitana e resto dov’ero per rispetto degli elettori. Non sono Alice nel paese delle meraviglie, ma ho il dovere della speranza e della fiducia. Tutti l’abbiamo, altrimenti Palermo muore. Non siamo gli irriducibili fedeli al generale. Siamo fedeli a chi ci ha eletto e alla città”.

Ricapitolando, l’errore più grave del sindaco?
“Ripeto: non avere fatto squadra con la società civile, come in passato e avere agito da solo. Non aver recuperato e rinnovato l’esperienza della Rete, preferendo un civismo non fortemente connotato, ma che si è rivelato un trasversalismo privo di valori e di lealtà”.

Il prossimo primo cittadino come dovrà essere?
“Discontinuo nel senso della leadership. L’uomo solo al comando, a Palermo, come altrove, non può funzionare”.

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