Sicilia, Dagnino: "Società partecipate, riforma non compresa"

Dagnino: “Partecipate, riforma non compresa ma potremmo riproporla”

L'assessore all'Economia: "Rating su grazie alle politiche del governo Schifani"
L'INTERVISTA
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8 min di lettura

PALERMO – Il miglioramento del rating della Regione e “l’aumento del clima di fiducia” nei confronti di Palazzo d’Orleans sono alcuni degli aspetti che ad Alessandro Dagnino, da luglio assessore regionale all’Economia, piace sottolineare. Nel bilancio parziale, però, finiscono inevitabilmente anche i colpi a vuoto come la riforma degli stipendi delle Partecipate bocciata dall’Ars: “Non è stata compresa, potremmo riproporla”.

Assessore, ancora buone notizie da S&P: la Sicilia passa da BBB a BBB+, un nuovo giudizio che vi aspettavate nonostante il miglioramento già registrato a luglio 2024?
“L’ulteriore incremento del rating della Regione Siciliana, che segue il recente analogo aumento di quello dello Stato, è un grande risultato ed è il migliore possibile, considerato che secondo Standard & Poors il rating delle regioni e degli enti locali italiani ha come tetto massimo proprio quello attribuito all’amministrazione centrale. È la dimostrazione che la politica economica del governo Schifani sta producendo i suoi frutti, avendo prodotto un aumento di due ‘notch’, da BBB- a BBB+, in un solo anno. Un fatto senza precedenti, che è stato possibile grazie a una serie di misure espansive, come l’incremento della spesa pubblica per investimenti, che ha generato maggiore Pil, che a sua volta ha provocato un aumento delle entrate fiscali. Si pensi che, ad esempio, le variazioni di bilancio di ottobre 2024 prevedevano spese per investimenti per 210 milioni di euro, pari al 97% del totale della manovra. Un record. Inoltre l’agenzia di rating ha elogiato la regione per avere approvato la legge di bilancio per il 2025 nei tempi di legge. Non accadeva da 22 anni. Ma al di là delle questioni tecniche, credo che ci sia un ulteriore aspetto determinante”.

Quale?
“Il clima di forte fiducia nei confronti dell’istituzione Regione che il presidente Schifani ha saputo creare. Questo ha consentito di ottenere accordi vantaggiosi con lo Stato (penso ad esempio alla riduzione della percentuale di compartecipazione regionale alla spesa sanitaria), ma anche con il mondo delle imprese. Ad esempio, da ultimo, nell’ambito della vertenza Eni-Versilis, nella quale sono stato a fianco del governatore ottenendo significativi impegni dell’azienda in ordine al mantenimento dei livelli occupazionali diretti e indiretti. Ed è proprio sfruttando questo messaggio, di un’Amministrazione affidabile e accogliente, che abbiamo anche messo in campo strumenti per incrementare gli investimenti privati, come quelli già previsti nella legge di stabilità, tra cui l’incentivo alle aggregazioni tra imprese e l’istituzione di una task-force per l’attrazione degli investimenti, nonché le ulteriori misure in corso di gestazione come l’istituzione delle aree a burocrazia semplificata e a legalità controllata, e l’intervento per sostenere l’internazionalizzazione”.

Non solo buone notizie come l’aumento del rating della Regione. Qualche giorno fa note dolenti, l’ultimo voto dell’Ars sulla riforma degli stipendi dei manager delle partecipate: è deluso?
“No. Ho già fatto esperienza delle dinamiche di voto in aula durante la discussione della manovra finanziaria di fine anno, durante la quale ho assistito a voti segreti contrari, ma anche a ben sette voti segreti di fila favorevoli. L’Aula è sovrana, ma ho compreso che il voto segreto è a volte imprevedibile e istintivo, motivo per cui quasi tutti i consigli regionali, oltre che la Camera e il Senato, lo hanno da tempo abolito per le leggi di natura finanziaria e di bilancio e auspico che anche il Parlamento regionale possa adeguarsi, trattandosi di materia che incide fortemente sull’attività del governo. Nel merito posso dire che in commissione Bilancio, dove è stata esaminata, la norma non aveva trovato particolare opposizione e anche gli emendamenti d’aula erano quasi tutti solo soppressivi, quindi volti semplicemente a mantenere lo status quo, conducendo una battaglia di retroguardia”.

Il presidente Schifani sostiene che non sia stata compresa la logica manageriale della riforma.
“Infatti, è così. In aula il dibattito sembrava vertere su una riforma diversa da quella proposta. Quasi tutti gli interventi muovevano dal presupposto, errato, che si trattasse di un innalzamento dei compensi tout-court. In realtà la norma prevedeva una riduzione generalizzata dei compensi attualmente previsti, che da un massimo di 35mila euro per tutti, presidenti e componenti dei Cda, venivano ridotti in misura compresa tra 5 e 27mila euro. Con i risparmi così ottenuti, senza oneri per la finanza regionale, si consentiva di prevedere compensi più elevati per gli amministratori delegati, soggetti oggi raramente previsti negli statuti delle società partecipate, i quali devono dedicarsi a tempo pieno alla società amministrata e che quindi non possono certo guadagnare solo 35mila euro lordi, pari a circa 1.500 euro netti al mese. La finalità era evidentemente meritocratica e orientata all’aumento dell’efficienza dell’attività delle Partecipate, ottenibile soltanto affidandone la guida a professionisti che, per essere reperiti, vanno adeguatamente remunerati con compensi concorrenziali rispetto a quelli applicati nel settore privato. È un criterio analogo a quello già da tempo applicato per le partecipate statali. Inoltre, un aspetto fondamentale è stato completamente cancellato nel dibattito d’aula”.

Quale?
“Mi riferisco al fatto che per la nomina degli amministratori delegati veniva aumentata notevolmente l’asticella dei requisiti, essendo introdotta la necessità di avere già ricoperto, per almeno tre anni, incarichi in società o enti operanti in settori affini ed aventi analoga dimensione per fatturato o per numero di dipendenti rispetto alla società per la quale è conferita la nomina. Credo che sotto questo aspetto la riforma non sia stata capita, o forse è stata capita troppo”.

In che senso?
“Alcuni deputati hanno sostenuto che l’aumento per gli amministratori delegati sarebbe andato a vantaggio dei politici non eletti ma così non è, perché difficilmente un candidato alle elezioni possiede requisiti così stringenti. Il sospetto è che alcuni deputati abbiano intravisto nella norma una riduzione degli spazi del sottogoverno, a causa dell’abbassamento dei compensi agli amministratori non delegati, per i quali i requisiti sono piuttosto generici e quindi più facilmente arruolabili anche tra coloro che appartengono al mondo politico. Potrebbe perciò non essere stato gradito un aumento riservato agli amministratori delegati, per la nomina dei quali sarebbe stato necessario attingere al mondo dell’impresa. Alcuni in aula si sono doluti persino del fatto che in questo modo gli amministratori delegati avrebbero potuto guadagnare più di un deputato, lasciando trasparire proprio l’idea che tali soggetti debbano appartenere al mondo del sottogoverno. Una logica che mi sembra perversa. Devo dire che ho raccolto molte delusioni per la mancata approvazione della norma in particolare nel mondo degli enti locali, i quali faticano a trovare amministratori adeguati, visti i compensi eccessivamente bassi con pregiudizio per i servizi a favore dei cittadini. Non escludo, pertanto, che essa possa essere in futuro riproposta, magari con ulteriori miglioramenti”.

A questo punto teme altri scivoloni sulla manovrina che avete approvato recentemente in Giunta?
“Quelle previste nella cosiddetta manovrina sono tutte misure di qualità e molto calibrate, che destinano i fondi globali residui a interventi su tematiche che non mi pare si possano prestare a speculazioni d’aula. Penso al rifinanziamento della legge di povertà, al cofinanziamento di opere pubbliche previste dal Pnrr e legate all’emergenza idrica e ai rifiuti, al sostegno all’export per fronteggiare la guerra dei dazi. Sono sicuro che sotto la solida guida del presidente Schifani la maggioranza sarà responsabile e coesa”.

Schifani al nostro giornale ha anticipato la possibilità di una manovra d’assestamento con spazi più ampi per i partiti. Quali misure sono allo studio?
“Ancora è presto per parlare delle prossime variazioni di bilancio. Siamo impegnati a portare in porto la manovra che abbiamo appena deliberato in Giunta. Senza dubbio, l’ampiezza della successiva manovra e l’importanza degli interventi dipenderà dalla disponibilità di maggiori entrate che ci sarà comunicata dal Mef. Le priorità di politica economica sono state, comunque, già tracciate nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza regionale approvato l’anno scorso, con le ulteriori modifiche che saranno introdotte nel nuovo Def al quale stiamo lavorando e che costituirà la nostra road map”.

Invece a che punto siamo con il Rendiconto? Lo scorso anno fu approvato a novembre. I tempi saranno più celeri?
“Certamente sì. Quest’anno per la prima volta, grazie a una più flessibile interpretazione della normativa vigente, abbiamo pagato residui passivi del 2024 fino al 28 febbraio 2025, evitando il famigerato blocco della spesa e riducendo lo stock dei residui da riaccertare nel 2025 di ben 429 milioni di euro. Questo accelererà notevolmente, per il corrente anno, il completamento del procedimento di riaccertamento e auspichiamo possa consentire l’approvazione del Rendiconto in tempi molto più rapidi rispetto all’anno trascorso. Abbiamo anche avviato, tramite Arit, le procedure per una migliore implementazione del nuovo software di contabilità della Regione e confidiamo che nell’esercizio 2026 potremo approvare tutti i documenti contabili dell’esercizio nei termini di legge”.

Nel luglio 2024 iniziava la sua esperienza di governo, quanto ha dovuto modificare il suo atteggiamento nei confronti della politica?
“Ho accettato l’incarico affidatomi dal presidente Schifani non per ‘scendere in campo’ o per fare della politica una professione, ma per mettere a servizio della politica l’esperienza che ho maturato nell’ambito della mia attività di avvocato e in quella scientifica, con umiltà e spirito di servizio. Sto svolgendo il mio ruolo con entusiasmo e ritengo un grande onore stare a fianco del presidente della Regione, che mi ha dato l’opportunità di dare un contributo concreto alla mia terra, nell’ambito di una così brillante esperienza di governo. In questo senso, continuo a credere che la politica sia la più nobile delle arti, perché orientata per sua natura alla ricerca del bene comune. Dopo nove mesi dal mio giuramento, posso affermare che l’impegno richiesto a chi governa è enorme e che sto facendo del mio meglio per ottenere i migliori risultati possibili, lavorando senza sosta. Le difficoltà da affrontare non mancano, ma i risultati gratificano e il mio motto è ‘per aspera ad astra’ (attraverso le difficoltà verso le stelle, ndr)”.


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