PALERMO – Un calvario lungo due anni, fatto di comunicazioni a metà, tentativi di contatto e preoccupazioni. Cinzia Incandela, davanti al corpo senza vita della figlia, è una donna disperata. La sua bambina, che avrebbe compiuto 13 anni tra pochi giorni, è morta annegata domenica pomeriggio a Campofelice di Roccella: in base a quanto ricostruito dai carabinieri si sarebbe recata al mare insieme ad alcuni coetanei, ma trascinata dalle onde non sarebbe riuscita a tornare a riva.
Alessia Cintura si trovava nella località a pochi chilometri da Palermo, perché in affido temporaneo ad una donna che abita a Campofelice. Precedentemente, era stata ospitata da due case famiglia. “Alessia era stata allontanata dai genitori, che abitano nella zona del Capo, dopo aver manifestato un disagio familiare – spiegano gli avvocati Giuseppe Siino e Rosa Garofalo -. Una vicenda su cui furono avviate indagini che non trovarono riscontro e ormai in fase di archiviazione. L’affidamento è arrivato a dicembre scorso, periodo nel quale la bambina è stata trasferita a Campofelice e iscritta a scuola. E in questi due anni – precisano i legali – alla madre e al padre non è mai stato permesso di mettersi in contatto con lei”.
Nicola Cintura e Cinzia Incandela hanno inoltre saputo della morte della figlia soltanto ventiquattro ore dopo, quando sono stati informati dai carabinieri. “Alessia due anni fa ci è stata strappata – dice la madre – e ci è stata riconsegnata morta. Ho vissuto e sto vivendo un inferno, non so nemmeno cosa le è successo. Come è possibile che con questi bambini domenica non ci fossero degli adulti? Mia figlia tra l’altro non sapeva nuotare, non si sarebbe mai allontanata in mare, mettendo a repentaglio la propria vita”. Nei ricordi della mamma di Alessia, ce n’è uno abbastanza recente. E’ l’unica forma di contatto che ha avuto con la sua bambina poco prima che morisse.
“Non potevamo sentirci in alcun modo, ho quindi provato a parlarle tramite un social network. Era Pasqua, lo scorso 16 aprile. Sono riuscita a dirle che non potevo andare avanti senza di lei, che volevo vederla. Mi ha risposto con un “ti voglio bene, mi manchi”. Questo è ciò che mi resta”. Eppure gli avvocati della famiglia Cintura avevano tentato in tutti i modi di migliorare la situazione: “Alessia non aveva mai messo da parte la famiglia di origine, manifestava la voglia di essere in contatto coi genitori, ma non le è mai stato permesso di incontrarli, nemmeno in spazio neutro, che avevamo richiesto. Ci siamo rivolti agli assistenti sociali per realizzare un progetto di recupero della genitorialità, ma i tempi si sono allungati ed oggi Alessia è tornata a casa, ma dopo una tragedia che non ci sappiamo ancora spiegare e su cui vogliamo assolutamente vederci chiaro”.
Il medico legale intervenuto dopo l’accaduto ha accertato la morte per annegamento e l’autopsia non è stata disposta. La salma è stata trasferita nell’abitazione di piazza San Gregorio al Capo, dopo il nulla osta della Procura di Termini Imerese. Nel frattempo il Comune di Palermo ha individuato un luogo per la sepoltura e sosterrà le spese per il funerale, mentre il quartiere ha avviato una raccolta fondi per aiutare la famiglia. Davanti all’abitazione al piano terra è un viavai di amici, parenti, conoscenti. “Qui ci conosciamo tutti – dice una vicina di casa – e sappiamo bene quale calvario hanno vissuto queste persone. Nei mesi scorsi bastava chiedere a Cinzia notizie della figlia per vederla scoppiare in lacrime. Da quando la bambina era andata via da qui non c’era più stata pace per loro. Adesso è anche accaduto il peggio. Siamo molto addolorati”.