Alfano non ha più un esercito | Ma muove guerra ai grandi partiti - Live Sicilia

Alfano non ha più un esercito | Ma muove guerra ai grandi partiti

Il ministro rilancia: "Presto un nuovo soggetto politico. Siamo determinanti". Ma nel frattempo cala il consenso e fuggono i big del partito.

PALERMO – A sentirli, a leggere le loro dichiarazioni, te li immagini su un carro armato. O su un treno inarrestabile di consensi e voti. “Siamo determinanti e determinati”, rilancia oggi Angelino Alfano dalle pagine del Corriere della Sera. E sembra di rivedere uno dei tanti slogan del renzismo, quei calembour del premier che almeno poggiano su un consenso assotigliatosi man mano, ma ancora notevole. Il Pd, tutto sommato, può contare ancora su stabili fondamenta.

Angelino no. Altro che fondamenta. Alfano e i “suoi” di Ncd possono darsi, al massimo, al vecchio “ballo del mattone”. Quello in cui ci si muove poco, si sta più stretti che si può, dentro il perimetro del metro quadrato. In questo caso, del due per cento: questa è la consistenza oggi dell’Area popolare che avrebbe dovuto rilanciare il “moderatismo”. Area fritta. Sia per l’inconsistenza di un progetto politico destinato a essere schiacciato dai poli agguerritissimi del centrosinistra e del Movimento cinque stelle, senza dimenticare una destra aggressiva che può nutrirsi anche delle cronache internazionali, sia per il livello di tensione interna al piccolo partito dalla voce grossa, dal quale fuggono in serie senatori e deputati. Mentre quelli che restano, in qualche caso condividono solo lo stato di chi può vantare una poltrona (o una poltroncina) nei vari palazzi del potere e qualche scandalo (o scandalicchio) nell’armadio. Se non, nel migliore dei casi, un’indagine in corso.

Ma Ncd si crede grande grande e forte forte. Come si intravede dall’orgogliosa intervista di Alfano al Corrierone: “Abbiamo garantito – ha gonfiato il petto il ministro dell’Interno – la stabilità della sesta potenza industriale del mondo. Senza di noi non ci sarebbe questo governo e la legislatura sarebbe finita. Il nostro è il primo caso di sopravvivenza in vita di un movimento nato da una rottura nel centrodestra. Dobbiamo resistere alle aggressioni non avendo nessun gruppo editoriale alle spalle e questo ci espone di più”. E ancora “non ci interessa un quarto polo, vogliamo invece cambiare il sistema elettorale. C’è un referendum su una riforma che rivendichiamo fortemente come merito. Dopo, a tre anni dalla nostra nascita, potremo dire: missione compiuta, abbiamo dato al Paese stabilità, riforme e ripresa della crescita economica. Quindi faremo un’assemblea del nuovo movimento politico dei liberali e moderati e ci daremo la nuova rotta. Inutile negare che i nostri programmi sono difficilmente compatibili con l’estrema sinistra e l’estrema destra”.

E così, ecco il rassicurante centro. Un centrino, a guardar bene. Sul quale collocare, a sua volta, un centrotavola composto da diversi cocci. Ecco un pezzo di Udc (quello di Casini, ma non di Cesa), al quale incollare un frammento della già minuscola Scelta civica, e poi, ecco un pezzettino dell’ex Lega di Tosi. Ecco qui il “grande progetto dei moderati”. Quello che consentirà anche in futuro di tenere in piedi la sesta potenza industriale del mondo e che cambierà le sorti e il futuro della Penisola. Ma anche dell’Isola, la Sicilia, dove Alfano ha deciso, insieme ai suoi luogotenenti siculi, di restare dov’è. Con Crocetta, cioè. Lo stesso governatore sul quale hanno sparato fuoco e fiamme, e a turno, gli stessi coordinatori regionali Cascio e Castiglione, oltre ai deputati regionali che non hanno ancora compreso i vantaggi di poter vantare nella giunta “della svolta” un tecnico quasi invisibile come Carlo Vermiglio. Ma il vantaggio, c’è. È la coerenza. No, non quella che ha portato decine di eletti col Pdl ad appoggiare un premier e un governatore del Pd. No, è la coerenza di chi ha scelto di stare al centro. Su un carroarmato di carta pesta, da dove Alfano lancerà inviti a destra e a sinistra. Compresi gli ex amici di Forza Italia. Come faranno, tutti quanti, a resistere a questo richiamo?


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