Aligrup, i jolly rimasti fuori: |"Non siamo stati tutelati" - Live Sicilia

Aligrup, i jolly rimasti fuori: |”Non siamo stati tutelati”

La riunione con il liquidatore Fiscella lascia l’amaro in bocca ai cosiddetti jolly. I lavoratori criticano l’operato dei sindacati. Tante le risposte che non convincono, dall’assenza di una graduatoria ai “presunti traferimenti anomali” dei dipendenti da un punto vendita all’altro.

CATANIA. Aligrup: “I sindacati non ci hanno tutelati”. Questa la denuncia dei lavoratori jolly rimasti fuori da tutte le trattative. A lasciare l’amaro in bocca è soprattutto l’incontro di ieri con il liquidatore Francesco Fiscella. “Non ci sono soluzioni” avrebbe detto l’avvocato ricevendo la delegazione. Un timore che i sessantadue lavoratori nutrivano da tempo. “Ci è stato detto di cercare un altro lavoro”, dice Giuseppe Litteri che, con le lacrime agli occhi, racconta in modo appassionato “i diciassette anni di servizio in azienda”. Giuseppe faceva un po’ di tutto, un “jolly” che passava ogni settimana da un punto vendita all’altro con appena trenta euro di rimborso spese. “Non ci pagavo nemmeno la benzina, ma ero orgoglioso di portare un pezzo di pane ai miei figli e di avere un lavoro onesto”.

Tutto svanito con il fallimento di Aligrup. Tutto perduto all’indomani delle trattative per le acquisizioni dei punti vendita che non comprendevano il personale jolly. Ma andiamo con ordine. “Siamo stati penalizzati dagli accordi sindacali”, afferma Giovanni Giuffrida. Sul banco degli imputati ci sarebbero l’ex liquidatore Verona e i sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil), ma soprattutto i criteri utilizzati durante le trattative sindacali. “Nessuna graduatoria che tenesse conto dei carichi familiari o dell’anzianità, ma il criterio di appartenenza a un punto vendita”. Nel caso dei jolly, che sulla carta erano stati assegnati alla sede centrale, nessun punto vendita, dunque nessuna chance di entrare all’interno di qualche trattativa. Cosa che i lavoratori avrebbero appreso con enorme ritardo, quando, insomma, i giochi erano fatti.

Una clausola fondamentale prevedeva, però, il divieto di effettuare spostamenti di personale da un punto vendita all’altro, “a partire dal febbraio 2012”. Secondo la versione dei lavoratori, invece, si sarebbero verificati “alcuni spostamenti anomali” di dipendenti, già nel mese di marzo. La cosa avrebbe permesso a qualcuno di rientrare nelle trattative e nelle nuove acquisizioni, tanto che il numero dei jolly sarebbe passato “da 71 agli attuali 62”. Le motivazioni ufficiali degli spostamenti sarebbero “esigenze aziendali”. Una risposta che fa arricciare il naso ai jolly che considerano la vicenda “poco limpida”. Per quanto riguarda, invece, il criterio utilizzato durante le trattative, i lavoratori si sarebbero sentiti rispondere che l’esigenza nasceva dalla “volontà di non scoraggiare potenziali acquirenti”. “Premesso che abbiamo saputo della trattativa con molti mesi di ritardo dai verbali, mentre i sindacalisti assicuravano che ci avrebbero salvati, la nostra rabbia deriva dal fatto che abbiamo avanzato proposte sensate come quella di spalmarci su più punti vendita, un lavoratore in più a negozio non avrebbe pesato sulle scelte di eventuali acquirenti, no?”. Insomma i sospetti dei jolly persistono e anzi si rafforzano. Per tale ragione i lavoratori hanno intenzione di farsi sentire. “Chiediamo di parlare con i segretari nazionali dei sindacati confederali e con Rosario Crocetta – dice Antonino Cantàle- ma soprattutto con il Procuratore Siscaro, serve un incontro per verificare la situazione”. “Vogliamo che si faccia chiarezza ci sono troppe ombre”, rincara la dose Litteri.

 


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