Alla ricerca dell'Orlando perduto |Ecco che cosa rischia il Pd - Live Sicilia

Alla ricerca dell’Orlando perduto |Ecco che cosa rischia il Pd

I democratici in difficoltà inseguono un accordo col sindaco per le amministrative. Ma possono restare col cerino in mano. E intanto Renzi...

Verso le amministrative
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PALERMO – La paura ora si avverte. Dalle parti del Pd il voto delle amministrative ha fatto suonare non uno ma cento campanelli d’allarme. E la preoccupazione per i mesi a venire è palpabile. Soprattutto in vista del referendum d’autunno, su cui Matteo Renzi ha scommesso tutto. E il cui esito adesso fa tremare i dem. Le parole di Renzi sul “lanciafiamme” da puntare contro il gruppo dirigente del partito al Sud dopo il flop di domenica scorsa certo non hanno aiutato a rasserenare. Anche se il segretario regionale del Pd Fausto Raciti predica calma, si dice “niente affatto deluso” dell’esito del voto nell’Isola e in un’intervista a La Sicilia dice di vedere nella storia del lanciafiamme un “ interesse di Renzi per il Sud” che definisce “molto importante”.

Le altre anime del partito per il momento tacciono, nessuno vuole essere additato domani come il responsabile per eccesso di litigiosità di un eventuale disastro ai ballottaggi. Ma nel Pd lo smarrimento è palpabile. E la navigazione a vista verso le sempre più vicine elezioni di Palermo lo testimonia.

L’incognita Palermo

Manca meno di un anno alle amministrative nel capoluogo e il Pd, spedito l’altra volta all’opposizione da Leoluca Orlando, sembra avere ancora poche ma confuse idee. Fabrizio Ferrandelli avrebbe rotto gli indugi con i suoi Coraggiosi, dicendosi pronto a scendere in campo. Ma non è un segreto che l’establishment del partito ami poco il giovane politico palermitano che si è dimesso da deputato regionale in rottura col governo Crocetta. Chi, se non Ferrandelli? La verità è questa gran voglia di correre contro Orlando, malgrado il Professore non attraversi il miglior periodo di popolarità, non sembra avercela nessuno nel Pd. Il gruppo dirigente palermitano del partito non ha rinunciato all’idea di ricucire col sindaco, riportarlo nel recinto del centrosinistra e sostenerlo.

Il rischio del “trappolone

Lo scenario del patto con Orlando, da benedire magari attraverso primarie di coalizione, è stato rievocato ieri nella kermesse palermitana organizzata da Antonello Cracolici e dai suoi. A porgere un ramoscello d’ulivo al Professore Cracolici ci aveva già provato nelle scorse settimane, ma Orlando aveva risposto picche (“il Pd prenda un caffè con verdini”, aveva liquidato la pratica in malo modo il sindaco). “Se Orlando risponde come ha risposto, non è semplice aprire un dialogo – ha detto ieri Cracolici – io lavoro perché si ricomponga uno schieramento politico e un fronte di persone che, pur nei vari narcicismi individuali, ha valori e opinioni comuni e condivisi. Io lavoro per unire”.

A un ricompattamento del centrosinistra che coinvolga Orlando pensa anche, e da tempo, l’ex segretario regionale del partito Giuseppe Lupo. Per i democratici, che appaiono alquanto impreparati alla sfida, puntare sul Professore sarebbe un’ottima exit strategy. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il sindaco. Che è politico astuto e che ben conosce la tattica. Il timore che Orlando giochi al gatto e al topo col Pd per mesi, per poi lasciare col cerino in mano i democratici all’ultimo momento e condannarli al trapasso va messo in conto. La nuova legge elettorale che porterà in dote al candidato sindaco i voti di lista è un argomento che il Pd potrà giocarsi, ma le posizioni di forza restano in favore del Professore e il rischio di cadere nella trappola sembra esserci tutto. E non sarebbe un buon viatico per le prossime, già difficilissime, regionali. “Vedremo che atteggiamento terrà Orlando verso il referendum”, sussurra un dirigente del partito. Prendendo tempo.

Aspettando il referendum

La consultazione sulle riforme torna sempre in tutte le elucubrazioni sul futuro prossimo in casa dem. La mezza batosta delle amministrative (che ai ballottaggi potrebbe aggravarsi) ha diffuso una certa inquietudine sull’esito del referendum, a cui Renzi ha legato il suo futuro. Se la partita si dovesse perdere, gli scenari futuri sono quasi inimmaginabili. Se Renzi dovesse spuntarla, si potrebbero accelerare i tempi per il congresso nazionale e per le Politiche. E magari ci potrebbe scappare un congresso straordinario in Sicilia, dove le correnti continuano a muoversi in ordine sparso e spesso in conflitto tra loro. È presto per i pronostici. Per il momento resta la confusione.


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