PALERMO – “E’ una bufala”, dice rassicurando Santo Caracappa, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico di Palermo. Ormai, però, l’allarme si è diffuso suscitando preoccupazione in tutta la città. Tutto parte da due messaggi Whatsapp che sarebbero stati spediti da due dipendenti dello stesso istituto, allarmati dall’arrivo di un grande quantitativo di campioni di carne da analizzare. “Ho l’ufficio invaso da campioni. Non potete capire cosa hanno portato – afferma una donna in chat – i frigoriferi che stanno scoppiando e i Nas che aspettano il dissequestro. Sono tutti chiusi nei laboratori di chimica dell’Istituto zooprofilattico che stanno eseguendo le analisi. Se inceneriscono la cosa è grave”.
In realtà i campioni sono trentasette e provengono da alcuni prelievi dei carabinieri del Nas che la settimana scorso sono stati chiamati a supporto dai finanzieri della Polizia Tributaria. C’è un’indagine in corso su una conosciuta catena di supermercati, ma di certo non c’è rischio sanitario. L’ipotesi, smentita, che circolava on line era in che nei punto vendita non di uno ma di due marchi cittadini fosse stata messa in vendita carne infetta, proveniente da alcuni allevamenti sulle Madonie. “Nessun allarme – taglia corto Caracappa -, si tratta di normali controlli che abitualmente facciamo sulle produzioni degli allevamenti”. A rassicurare sulla vicenda, inoltre, interviene Antonio Candela, manager dell’Asp di Palermo e dunque anche del servizio veterinario cittadino: “E’ un allarme ingiustificato – afferma -. Il nostro personale ha eseguito i controlli nelle zone interessate e non sono emerse anomalie”. Adesso gli audio circolati su Whatsapp che hanno scatenato la psicosi sono finiti alla polizia postale, dopo la denuncia del titolare di una delle due catene di supermercati. Si potrebbe profilare, infatti, l’ipotesi del reato di procurato allarme.

