Attenti, siete squadristi - Live Sicilia

Attenti, siete squadristi

La protesta della scuola
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La verità dovremo pur dircela. Quelli che hanno assalito la polizia ieri mattina a Palazzo d’Orleans, quelli che hanno imbrattato la Rinascente non erano alieni. Non erano agenti infiltrati. Erano studenti con gli scudi indegnamente fioriti dei versi dei poeti. Cioè, erano ragazzi che studiano. Il problema è che non si arriva quasi mai a studiare il fascismo, il programma è lungo. Altrimenti quegli imbrattatori “antifascisti” che se la sono presa con la Rinascente e con Unicredit (torneremo al corrusco Sim?) saprebbero che azioni del genere – l’imbrattamento, appunto,  la vigliaccata dell’assalto in gruppo ché da soli siamo troppo fifoni – erano il fiore all’occhiello degli squadristi di Mussolini. Dove c’è la violenza dei molti, dove c’è la sopraffazione al posto delle parole, c’è sempre l’ombra dell’olio di ricino e del manganello. Pensateci, se vi capita, cari ragazzi che sporcate, distruggete, incendiate, e vi sentite nobili figli di quei partigiani che vi prenderebbero a sculaccioni, se solo potessero, per l’uso che fate di una libertà costata un prezzo salato.

Poi c’è una seconda questione. La violenza svilisce le buone ragioni della protesta studentesca? A parere di chi scrive, sì. Perché non è un elemento ad essa estraneo. Dobbiamo riconoscerlo, se non vogliamo ripetere la classica formuletta dei “quattro imbecilli che fanno male al calcio”, utilizzata per assolvere la massa tifosa dalle porcherie negli stadi. Lì e qui, vale la logica: se una maggioranza non sa isolare i facinorosi al suo interno, se non li espelle – per esempio con una bella denuncia – nel peggiore dei casi è connivente, nel migliore subisce ciò che non desidererebbe subire. E va a finire che, nella confusione dei fumogeni, le buone ragioni di una mobilitazione non si distinguono più. Si parla e si scrive d’altro. Infatti, stiamo parlando d’altro. Bel favore al ministro Gelmini e al governo.

Ps. Mi scuso con chi riterrà le cose scritte qui fin troppo dure e si dichiarerà offeso. Non è una questione personale, di antipatie o simpatie, né politica, di destra e sinistra. E’ che siamo su una china pericolosa e occorrono parole forti. In certi casi, condiscendenza e indulgenza – come la storia ampiamente dimostra – sono peccati mortali, anche per un giornalista.

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