PALERMO- In ogni Venerdì Santo c’è la promessa di una Resurrezione. Lo ha imparato, lo ha visto, prima ancora di abbracciare una missione, Fra’ Loris, cappellano del Pagliarelli di Palermo. Lo sperimenta, sempre, quando cammina attraverso ombre e grate, nell’istituto penitenziario. La speranza, Loris, è capace di costruirla, con preziosi intarsi di umanità, garantendo alle detenute ricovero e impegno.
“Nel convento, alla Gancia, accolgo donne che hanno diritto a una pena alternativa, ma non hanno, invece, un posto dove stare. Ecco perché è necessario un domicilio – spiega -. C’è chi è qui in tirocinio formativo, con i servizi sociali. C’è chi è in semilibertà. In ognuna di loro esiste la voglia di ricominciare, di rifarsi una vita. Il sentimento più forte che manifestano è la gratitudine”.
“Le assoluzioni dopo anni”
Il racconto di Loris D’Alessandro, frate minore di Sicilia, racchiude infinite storie: “Alcune delle nostre ospiti sono state assolte dopo anni. Questo dovrebbe stimolare una riflessione anche in quelli che gridano: buttate la chiave. In ogni caso, la persona che sbaglia non diventa mai il suo errore”.
I percorsi di una condanna sono approdati al reinserimento. “Una ragazza – prosegue il racconto – ha avuto una bambina che mi chiama nonno. Un’altra si è sposata e vive in Svizzera. Tra le quaranta che sono passate qui c’erano responsabili di reati gravi. Ma la porta della speranza resta aperta per tutti, quando c’è il pentimento. Già la prima persona che abbiamo accolto ci ha detto: mi avete salvata”.
Qualche giorno fa, Frate Loris è stato ascoltato dai ragazzi dell’istituto ‘Ferrara’, nel corso di un incontro sulla giustizia riparativa, organizzato dalla scuola, che ha annoverato relatori di qualità e riflessioni profonde. Un momento voluto, come altri, dalla sensibilità della dirigente, Ilaria Virciglio.
Le lacrime di Barreca
“Ho riferito – dice – di un mio recente viaggio in Madagascar, dove ci sono prigioni di pochi metri quadri con cento reclusi che dormono e stanno in piedi a turno, perché lo spazio è ridottissimo. Sono rimasto molto turbato. Purtroppo, vedo che pure da noi si va diffondendo una mentalità forcaiola, sobillata ad arte da certa politica”.
Nel vasto mare dei corridoi e dei chiavistelli, l’uomo che ascolta il Venerdì Santo, cercando di trovare la strada per la Resurrezione, conforta tutti.
“Ho conosciuto gli accusati per la strage di Altavilla Milicia. Rammento che il muratore Barreca piangeva a dirotto. Il perdono divino è una certezza. Dio ci mette nelle condizioni di salvarci. Il perdono umano è molto più difficile”. No, non è semplice perdonare chi ha distrutto la vita, facendone scempio. Ogni croce, subita dagli innocenti, offre il tormento di chiodi inestirpabili.