Altavilla Milicia, madre e figli uccisi: giorni da incubo nella villetta

Altavilla Milicia, madre e figli uccisi: giorni da incubo nella villetta

La madre uccisa prima dei figli. Segni di violenza sui loro corpi

PALERMO – Un macabro rito, giorni di dolore e sofferenza patiti dalle tre vittime di Altavilla Milicia. Un padre e marito che diventa carnefice, con la complicità di una coppia di amici. Sono tre le persone fermate dalla Procura di Termini Imerese.

Scacciare il demonio

Con il passare delle ore si aggiungono nuovi dettagli alla ricostruzione. Giovanni Barreca ha conosciuto Sabrina Fina e Massimo Carandente a Palermo. Frequentavano la stessa comunità da cui si sono distaccati per organizzare un gruppo di preghiera autonomo. Da alcuni giorni si erano trasferiti a vivere nella villetta dell’orrore con l’obiettivo di scacciare i demoni. Sarebbe stato Barreca a chiedere l’aiuto della coppia di amici, i quali avrebbero sostenuto di essere in grado di liberare le vittime possedute dal demonio. Barreca, che avvertiva la presenza del demonio, si sarebbe rivolto a loro come se fossero degli esorcisti. L’avvocato Sergio Sparti li ha incontrati in carcere. “Sono sconvolti e si professano innocenti. Attendiamo la convalida ma ci sono degli spunti per indagini difensive”.

Le parole del fratello

“Mi sorella ha detto che queste due persone sono entrate nella loro famiglia. Gli dicevano che i demoni erano dentro mia sorella e mio nipote e praticamente dovevano essere bruciati e sepolti i demoni – racconta Calogero Salamone – Noi pensavamo che dovevano essere in modo figurato e noi cercavamo a nostra sorella di mandare via queste persone. Praticamente quello che li teneva in casa era lui. Loro si sono infilati in casa e gli hanno detto che dovevano dormire lì per togliere gli spirti di casa”. Parole che confermano la circostanza che la coppia si fosse trasferita in casa Barreca.

Rito di purificazione

Ed ecco la decisione di organizzare il rito di purificazione di cui ha parlato, nelle poche parole pronunciate, la terza figlia diciassettenne risparmiata dall’esplosione di violenza. È ancora sotto choc nella comunità protetta che la ospita. Tutti e tre i fermati avrebbero avuto un ruolo attivo nei giorni dell’orrore. Le vittime erano possedute dal demonio e loro sono intervenuti per liberarle. Si sta anche valutando se durante il rito oppure in precedenza siano stati usati dei gatti.

“Morti da giorni”

Barreca ha chiamato i carabinieri nella notte fra sabato e domenica. Era a Casteldaccia, anche su questa presenza sono in corso gli accertamenti. “Ho ucciso la mia famiglia”, ha detto. In realtà moglie e figli erano morti da giorni. La prima ad essere uccisa sarebbe stata Antonella Salamone. L’omicidio sarebbe avvenuto fra giovedì e venerdì. Solo l’autopsia potrà dare maggiori certezze. I resti carbonizzati del corpo sono stati trovati nel giardino della villetta. Il corpo sarebbe stato bruciato assieme ad alcuni vestiti della vittima e a delle suppellettili. Le fiamme hanno divorato tutto, sono rimati dei frammenti ossei, segno che il fuoco è rimasto acceso a lungo.

Poi, probabilmente tra venerdì e sabato, sarebbe toccato ai figli Kevin ed Emmanuel, di 16 e 5 anni. Non andavano a scuola da lunedì scorso. Anche questo particolare potrebbe non essere casuale. Gli insegnanti avevano chiamato e i due alunni avevano detto che stavano male. In Italia circola l’influenza e la risposta non aveva destato sospetti.

Il messaggio all’amico

Stamani un compagno di scuola ha letto l’ultimo messaggio ricevuto da Kevin, il 4 febbraio, pochi giorni prima del massacro. Kevin scriveva che il suo fratellino di cinque anni gli diceva che c’erano i demoni in casa. Demoni che avrebbero ucciso e distrutto la loro famiglia: “Mi aveva anche detto che erano entrate in casa due persone che, se non sbaglio, venivano chiamate fratelli di Dio”.

Il figlio sedicenne sarebbe stato incatenato. Entrambi presentavano delle ecchimosi in vari punti, compatibili con i tentavi di liberarsi ma anche con i colpi subiti. Il rito di purificazione prevedeva il martirio, alle cui cui sofferenze i due figli non avrebbero retto.


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