Altro che Pif, ecco la mafia | che non uccide d'estate - Live Sicilia

Altro che Pif, ecco la mafia | che non uccide d’estate

Pietrangelo Buttafuoco

Buttafuoco e il film "Quel bravo ragazzo".

Da Il Fatto Quotidiano
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2 min di lettura

Gli spiriti sommi di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia dall’alto dei Cieli esultano per Quel bravo ragazzo il film di Enrico Lando con Herbert Ballerina (Luigi Luciano all’anagrafe) da pochi giorni nei cinema. Uccide la mafia senza aspettare l’estate delle commemorazioni ufficiali questa pellicola semplice e facile da arrivare ai cuori schivando la pelosa sociologia della legalità.

Il capo dei capi in questo film non sa sparare, neppure minacciare e neanche comandare e la mafia si avvelena con il farmaco letale della comicità più sfacciata. Banditi, malacarne e assassini, abituati a essere raccontati per tramite di Marlon Brando, Robert De Niro e Al Pacino nell’apoteosi di teste di cavallo, proposte che non si possono rifiutare, chiacchiere & distintivi non si sono ripresi dopo la geniale costruzione di un ben precisa sequenza: quella dei “pizzini” descritta con sola mimica, musica e battute di Salvo Ficarra e Valentino Picone ne La Matassa, canone di pura poesia su altri temi.

Come l’aglio allontana i vampiri, così la risata scaccia i mafiosi. Non fa epica Quel bravo ragazzo insomma, della criminalità. Piuttosto ne mostra la natura più intima, tutta miserabile, proprio di chi fa della propria vita un tratto di distinzione del naso più altero mentre invece è solo un residuo di culo.

E’, il culo, l’esatto punto dove ogni mafioso teme d’essere preso e dove appunto mammasantissimi e padrini, con questo film, si sentono presi dai superbi attori – col protagonista ci sono anche Gigi Burruano, Tony Sperandeo, Ninni Bruschetta e Maccio Capotonda – tutti perfetti nel fare la pupiata di quell’immensa fetenzia qual è la mafia.

Esultano Ciccio e Franco perché questo film, già nell’idea – nel soggetto e nella sceneggiatura – fa marameo al pur bello Johnny Stecchino di Roberto Benigni per legarsi direttamente al gigantesco film di Franchi e Ingrassia, ovvero I due mafiosi.

Nell’interpretazione di Herbert c’è certamente molto de Il figlioccio del Padrino, il film parodia di un Franco scoppiatosi da Ciccio, e sono sempre benemerite anche le trovate volutamente sciocche, quel rubare a Carlo Verdone l’idea di calpestare inavvertitamente la cannula dell’erogatore d’ossigeno (come ne Il cinese in coma), oppure i cachinni plautini, su tutti la scena in cui il capo dei capi – nientemeno che un chierichetto – quando Herbert ascoltando la strategia e studiando i progetti di futuri massacri interrompe il tutto per dire “Mi sta scappando la cacca”.

Certo, come qualcuno ha già notato con disprezzo, è “un umorismo bambino”, forse adatto “ai bambini delle scuole” eppure, pur insultando, questo qualcuno ha fatto un gran complimento al film che si fa beffe della mafia a colpi di cacca e pipì. Lo restituisce all’insegnamento insuperato di Gesualdo Bufalino. Diceva: “Per sconfiggere la mafia c’è un solo modo, mobilitare un esercito di maestri elementari”. Appunto.

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