Amia, è guerra fra i commissari| e 'Il Sole 24 ore' - Live Sicilia

Amia, è guerra fra i commissari| e ‘Il Sole 24 ore’

PALERMO
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“Il Sole 24 Ore, uno dei quotidiani più autorevoli in Europa, sulla vicenda di Amia purtroppo continua a pubblicare articoli che distorcono i dati e la verità e insiste nel non tenere mai conto dei dati veri forniti dai commissari straordinari dell’azienda; forniti non solo all’articolista, ma a tutta la stampa con comunicati ufficiali e, dunque, difficilmente ignorabili”. Questo quanto si legge in una nota dell’azienda per i rifiuti.

“Se l’obiettivo è quello di andare nel senso di ciò che ha dichiarato ufficialmente Confindustria in più occasioni pubbliche (privatizzare la gestione dei rifiuti a Palermo) – continua Amia – non si comprende allora come mai il quotidiano edito dall’organizzazione degli industriali non ponga in evidenza le gravi responsabilità politiche e amministrative che hanno creato tale situazione e che continuerebbero a incidere negativamente anche su una eventuale gestione privata, e si impegni invece a gettare discredito sul lavoro dei commissari che sta dando risultati positivi nel pieno rispetto del mandato loro conferito. Ed invero se oggi fossero stati correttamente e interamente riportati i dati forniti telefonicamente dal commissario Paolo Lupi, il giornale non avrebbe potuto commettere grossolani errori”.

“Le indagini della Procura della Repubblica e della Procura della Corte dei conti – con le quali i commissari collaborano – si riferiscono alle gestioni precedenti a quella commissariale. Il primo passo dei commissari è stato quello di sottoscrivere il Protocollo di legalità “Carlo Alberto Dalla Chiesa”, strumento di ulteriore controllo che ha consentito di rescindere ogni rapporto con oltre dieci aziende fornitrici risultate riconducibili a interessi criminali. Non è vero che con l’arrivo dei commissari tutto è rimasto come prima. Tant’è che il risultato economico, ancorché resti parzialmente negativo, è frutto di attività di riorganizzazione del personale e di ottimizzazione della gestione e del servizio a seguito degli investimenti effettuati. Infatti, la perdita a fine 2011 è scesa da 24 a 16 milioni di euro senza che vi sia stato alcun adeguamento del contratto di servizio. L’attività di esercizio procede regolarmente e le perdite (ormai residuali) non derivano da disfunzioni, ma unicamente dal mancato adeguamento del corrispettivo agli aumenti dei prezzi dei beni e servizi utilizzati, quali il carburante e gli incrementi del contratto nazionale di lavoro”.

“Il contratto di servizio dal 2001 in poi – aggiungono i commissari  – non ha mai avuto riconosciuti adeguamenti, e la richiesta in corso di otto milioni in più (non ancora soddisfatta dal Comune) serve solo a fare parzialmente fronte all’aumento dei costi del carburante, dell’Iva e degli oneri previdenziali e fiscali. E’ uno scandalo semmai che il Sole 24 Ore continui a parlare di lavoro straordinario, voce che in Amia, come è universalmente noto, è stata prima ridotta e già da un semestre azzerata dai commissari. L’accusa di impunità del personale è smentita dalle decine di licenziamenti decise dai commissari per gravi mancanze riscontrate”.

“Sono stati i commissari di Amia – conclude la nota – a chiedere e ottenere la messa in liquidazione della società Pea e a fornire alla Procura elementi assunti dal Pm per avanzare la richiesta di fallimento. E’ stato poi spiegato dal commissario Lupi che le norme che regolano il concordato consentono di definire le posizioni debitorie con importi inferiori, generando dei vantaggi a livello patrimoniale. Il Comune ha confermato la volontà di proporre concordato ai creditori, il cui buon esito comporterà un effetto sicuramente positivo sul patrimonio aziendale. Il commissario straordinario del Comune ha in atto ipotizzato che le somme per fare fronte al concordato possano derivare dalla cessione delle quote di Amg detenute da Amia, ma non è preclusa al Comune alcuna altra soluzione. Tutte le altre considerazioni del giornale sulla sopravvivenza di Amia, ovviamente, non tengono conto del piano di risanamento approvato dal ministero dello Sviluppo economico”.


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