L’annuncio di un’ordinanza della Protezione civile firmata da Silvio Berlusconi era arrivato venerdì scorso. Oggetto del provvedimento, la possibilità di assegnare direttamente al prefetto di Palermo le risorse che permettono al Comune di pagare gli stipendi dei dipendenti dell’Amia, sulla scorta di un’esigenza dettata dalla pubblica emergenza. Ma a tutt’oggi fonti vicine alla prefettura assicurano che “ufficialmente in questi uffici non è ancora arrivato nulla”.
E’ una lotta contro il tempo quella che sta avvenendo tra l’azienda che cura la raccolta e la gestione dei rifiuti nel capoluogo e i sindacati, che avevano minacciato nei giorni precedenti uno sciopero a partire dal 30 giugno. Neanche gli ultimi annunci erano bastati a rassicurare le parti sociali e ora, le ultime conferme sembrano lasciar presagire una nuova emergenza.
“Di tutte le promesse fatte in sede prefettizia, a nome e per conto del presidente del Consiglio, l’unica cosa di cui abbiamo la sicurezza è la possibilità di utilizzare le stesse risorse dell’Amia in modo anticipato – hanno detto Cgil, Cisl e Uil – Per il resto, sugli investimenti, sulla copertura del debito e sul futuro dell’azienda, non c’è nulla. Nella riunione avuta con il presidente Amia – ha aggiunto il segretario della Cgil di Palermo Maurizio Calà – si è confermata la gravissima situazione debitoria dell’azienda, che la porterebbe al fallimento qualora si presentasse il consuntivo del 2008”.
E non accenna a diminuire neanche la polemica sugli Ambiti Territoriali Ottimali. L’ultima denuncia arriva da Confindustria: “Molti Ato rifiuti in Sicilia, con quasi un miliardo di euro di debiti, sono sull’orlo del fallimento perché la loro gestione, affidata a politici indicati dai sindaci, in molti casi è stata caratterizzata da sprechi e clientele – ha detto il vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro – Registriamo che ad alcuni amministratori di società d’ambito i sindaci che li hanno nominati consentono di omettere di consegnare le informazioni richieste dalle autorità di controllo e vigilanza”. La soluzione, per Catanzaro, “non può essere né il continuare a bruciare fondi pubblici per tappare le falle dei bilanci delle società d’ambito, né pressare sull’Ars per una riforma che restituisca la gestione diretta del ciclo dei rifiuti ai Comuni”, ma una direttiva dell’Unione europea che “impone l’affidamento mediante gara della gestione del ciclo dei rifiuti, direttiva già recepita dall’Italia con una legge valida su tutto il territorio nazionale”.
L’obiettivo di fondo del legislatore è quello di aprire il mercato a chi ha capacità ed efficienza tecnologica tali “da trasformare i rifiuti da problema a opportunità per la collettività”. “Ma la Sicilia – ha aggiunto – finora ha cercato in ogni modo di ignorare il ricorso alle gare, rischiando pesanti sanzioni da parte dell’Ue”. Per il vicepresidente di Confindustria Sicilia nell’Isola non mancano le aziende private efficienti in grado di gestire il settore. E tra gli errori commessi finor,a cita l’esempio delle province: “Sono organi di controllo e contemporaneamente soci degli Ato, cioè controllori e controllati. Ciò comporta una inevitabile commistione di ruoli da cui conseguono fatti particolarmente negativi che sono sotto gli occhi di tutti e che si commentano da soli”.