Tonnellate di amianto e di altri rifiuti tossici, depositati, come se nulla fosse, nel parco archeologico, con vista panoramica sui reperti della magna Grecia. Cento mila metri quadri di terreni, setacciati dagli agenti e quindi posti sotto inchiesta, vincolati, immediatamente, da sequestro preventivo. E’ il risultato dell’operazione “Scempio” della polizia municipale di Agrigento, guidata Cosimo Antonica, neocomandante già destinatario del premio per la legalità e ambiente a Grosseto. Sequestrati 1.500 metri quadrati di terreno nell’area archeologica dei Templi e due aziende agricole che irrigavano un campo di meloni con acqua di fogna.
Le distese di terreno, sui cui stanno proseguendo le indagini, sarebbero riconducibili a proprietari, nelle cui intenzioni vi era, probabilmente – come dicono gli investigatori – di destinarli a terreni agricoli. Al rischio di deturpare il patrimonio archeologico, si sarebbe aggiunto quello di produzioni di frutta e verdura modificate all’amianto. A condire di ulteriori rischi la vicenda, anche il fatto che, proprio intorno all’amianto, pascolassero, indisturbati, interi greggi di pecore e di caprette girgentane. Le cataste di inerti, stando a quanto dichiarano gli inquirenti, da mesi, meglio da anni, dormivano sonni tranquilli, all’ombra dei templi. Ormai, anche per i passanti occasionali, era diventata un’abitudine vedere i cumuli di macerie, disseminati anche tra il Caos e la Maddalusa – nel cuore pirandelliano della città – e riconducibili a demolizioni o a scarti di materiale edile. Quello che preme, ora agli investigatori è il charire alcuni punti fondamentali della vicenda.
Quanta responsabilità hanno i proprietari dei terreni? Non è escluso infatti che alcune di questi appezzamenti fosse, da qualche tempo, abbandonato a se stesso. C’è un’altra pulce nell’orecchio di chi indaga: e se dietro questa mega infrazione ci fosse l’ombra dei padroncini, debitamente foraggiati dalle imprese edili? Lo smaltimento degli inerti, del resto, costa, sia come lavoro finito, sia per le procedure di trasporto e nell’agrigentino le imprese, che si occupano di quest’attività, si contano sul palmo di una mano. Gli inquirenti, però, non escludono che nelle dinamiche di smaltimento abusivo, possano essere state coinvolte anche imprese nissene e palermitane.
Non basta, sempre nei pressi dell’antica valle, è stata sequestrata una grande impresa agricola, colpevole di sfruttare i liquami, provenienti dalle fogne, per irrigare la frutta. Si tratta, in particolare, di una delle più grosse piantagioni di cantalupo presenti nell’isola, con un grosso giro di esportazioni, anche fuori dai confini siciliani. Meloni che crescevano a vista d’occhio, con il benestare del contadino che li riforniva ogni giorno di acqua di fogna. Due, al momento, le persone denunciate per la vicenda.
“Povera valle”, commenta un agrigentino, che non si mostra neppure troppo stupito per l’accaduto. “Siamo tanto abituati a vedere profanare questo tesoro, ci dice, che ormai quasi non ci facciamo più caso. Tra ville abusive e biglietterie che restano chiuse proprio nei giorni del grande turismo, ci mancava pure l’amianto”. E l’amianto, ce lo ricordano gli inquirenti, è un materiale tossico, il cui uso è vietato in Italia da un decennio e che è una delle cause dei tumori ai polmoni. L’amianto rilascia sostanze nocive nell’ambiente che lo circonda, per questa ragione, nei terreni sequestrati, è stata disposta la bonifica. Le indagini proseguono a tutto campo, per andare in fondo alla vicenda. Tra ulteriori sopralluoghi e nuove repertazioni, non è escluso qualche colpo di scena.