CATANIA – Un’accelerata evidente. Inquadrature dinamiche, controcampi, testi incalzanti, immagini veloci o rallentate alla bisogna. Per la campagna elettorale 2018 i candidati sindaco hanno scoperto il videomaking come parte integrante della comunicazione elettorale. E così, su Facebook come su Youtube, nelle pagine personali dei candidati, spuntano come i funghi messaggi, annunci, promesse e iniziative da divulgare urbi et orbi per convincere della bontà del proprio operato (passato, presente e futuro). Fino all’ultimo. Ognuno, di certo, dà la sua impronta, attraverso la narrazione differente, la fotografia, il montaggio, ma è fuor di dubbio che, pentastellati esclusi, gli aspiranti sindaco – come anche alcuni degli aspiranti consiglieri – abbiano scoperto la comunicazione 2.0 e, a quanto pare, non ne possono più rinunciare. Anche perché il mezzo video, mai come in questa campagna, è messo lì a rattoppare evidenti vuoti di contenuto.
Diverse, però, le impostazioni dei singoli candidati: Enzo Bianco, nel video che apre la campagna elettorale, preferisce, ad esempio, quello che sembra ormai il suo marchio di fabbrica. Partire dal passato, glorioso o meno, per poi addivenire all’epifania bianchiana (di ultima infornata), con cantieri aperti, manifestazioni in piazza, senza dimenticare le visite istituzionali di personaggi di grosso calibro e prestigio, come le first lady dei potenti della Terra. Messaggi dai toni tenui, che evidenziano la bontà della “quarta” rivoluzione bianchista, caratterizzata dalle “liberazioni”, del lungomare, della via Dusmet, dalle riqualificazioni – di piazza Sciuti, ad esempio – e dell’avvio dei grandi progetti, corso Martiri della Libertà in testa.
Un racconto che, di fatto, il sindaco Bianco ha fatto alla città ogni anno di questo quinquennio: il libro delle cose realizzate, aggiornato ogni mese di dicembre, di fatto è stato pensato sulla stessa falsariga. Salvo divenire pienamente elettorale in queste ultime settimane di fibrillazione prima del voto. Anche il tono utilizzato dall’attuale primo cittadino sembra essere meno piccato e più “declamatorio” di quanto ascoltato e osservato in questi anni.
Dall’altro lato della barricata, a guidare la coalizione di centrodestra, troviamo invece un Salvo Pogliese nuovo: non particolarmente avvezzo ai messaggi video, l’europarlamentare ha scelto il doppio registro per raccontare programma e le sue idee per Catania. Messaggi diretti agli elettori, guardando in camera e mantenendo un tono di voce tutto sommato uguale, e il collage fotografico, con accompagnamento musicale. Un sistema un po’ datato, quest’ultimo, che ritroviamo anche nella seconda parte del messaggio promozionale del sindaco Bianco che, dopo venti minuti di emotività, incentrata su Catania, vira verso il personalismo, con una carrellata di foto in stile berlusconiano. Con il caschetto da operaio, con un mestolo in mano, alla guida di un bus dell’Amt (parte eliminata poi dalla versione sponsorizzata su Fb).
Anche Emiliano Abramo e Riccardo Pellegrino, gli outsider del sistema partitico, hanno scelto un video spot. Il primo ha voluto puntare sull’ironia diventando uno, nessuno e centomila, in una clip forse non tanto forte dal punto di vista dei contenuti, ma efficace da quello del messaggio. La semplicità e la trasparenza sembrano gli inni non gridati del candidato di È Catania. Ma l’originalità del prodotto se può far breccia circa la sorpresa espressa, può deludere a partire da una semplice premessa: per interpretare il difficile ruolo di “presidente operaio” (memento Berlusconi), bisogna essere perlomeno un attore che la china politica o imprenditoriale la deve aver già scalata.
Pellegrino, al contrario, è protagonista di un video che, in termini di pura realizzazione, sembra il migliore. Grande attenzione alla fotografia, nella clip del consigliere comunale “impresentabile” per molti – soprattutto oggi che il fratello Gaetano è stato condannato – alla scelta dei tempi e al montaggio delle scene che rendono il lavoro dell’ex componente della prima municipalità, il più cinematografico di tutti. Carezze agli anziani, sorrisi e strette di mano: in pochi minuti Pellegrino sceglie l’emozione. Cosa che, di fatto, sembra alla base della campagna elettorale. Una campagna emotiva (e poco politica).
Infine Giovanni Grasso. Il candidato pentastellato è quello che deve recuperare terreno, non solo per il ritardo con il quale è stata ufficializzata la candidatura, Il sistema 5 Stelle, dei gazebo e dei banchetti, non prevede troppa mediaticità. Giusto quel tanto che basta: video selfie di qualche minuto per essere presenti, oltre che nelle piazze reali, anche in quelle sociali.