CATANIA – Fondi “intoccabili” distratti illecitamente. Durissima l’accusa di Manlio Messina che in una infuocata seduta di Consiglio comunale, punta il dito contro l’amministrazione comunale rea, secondo il consigliere di Fratelli d’Italia, di aver prelevato i fondi del DL 35 a disposizione di Amt in liquidazione e di averli spostati in tesoreria. Fondi, spiega Messina, vincolati per legge a essere utilizzati per pagare i debiti contratti dalla pubblica amministrazione e che, comunque, se non spesi, dovrebbero restare in banca, in un conto corrente, “e non certo essere utilizzati per coprire le spese dell’Ente”.
“Questa disamministrazione ci ha abituato, ormai, a qualsiasi cosa di qualsiasi tipo – esordisce nella fase delle comunicazioni. Ma non pensavo sarebbe arrivata a tanto. Il 4 agosto, su pressioni enormi, è stato approvato il rendiconto 2015. Se non si possono pagare gli stipendi, ci è stato detto. Si è creata enorme pressione nei confronti del Consiglio comunale per votare un atto che io non ho votato perché lo considero falso. L’indomani mattina – continua il consigliere – i dipendenti avevano accreditati gli stipendi. Allora ho pensato che i soldi ci fossero e mi sono chiesto perché una tale pressione sull’assemblea. Mi si è illuminata la lampadina – aggiunge: vuoi vedere che questi signori sono andati nella banca di Amt in liquidazione dove c’è un bel gruzzoletto, e lo hanno spostato nel conto corrente del Comune? Ho fatto una piccola indagine, e risulta che c’è un bel bonifico. Sono andati in banca e hanno trasferito oltre 40 milioni di euro dai conti dell’Amt a quello del Comune”.
Messina elenca le ipotesi di reato e continua: “Il Dl 35 dice chiaramente che quei soldi sono dei creditori dell’Amt in liquidazione e dovrebbero essere dati a loro, se di fronte a sentenza o con sentenza in corso. Voi ve li siete presi, ve li siete “pappati” – incalza. I revisori non sanno nulla. Avete compiuto un atto indegno che trasmetteremo alla corte dei conti e alla procura”.
In aula non c’è l’assessore al Bilancio, Giuseppe Girlando, quindi a replicare e Saro D’Agata, l’assessore pluridelegato sovente presente in Consiglio. “Non conosco l’elemento che qui è stato sollevato dal consigliere Manlio Messina – afferma. Sarà data risposta a tutti dall’assessore che ha la delega. Comunque, mi pare evidente che l’amministrazione deve fare di tutto per pagare gli stipendi ai comunali. E abbiamo fatto di tutto, seppur con qualche giorno di ritardo. Le questioni sollevate sulla possibilità di quanto fatto – prosegue – credo lascino il tempo che trovano: non è la mia delega, ma so che tutti i nostri atti sono improntati alla legalità, tanto è vero che il fine era quello di dare lo stipendio a tutti quelli che lavorano”.
Sulla questione, anche se da un altro punto di vista, prende la parola anche Sebastiano Arcidiacono, vicepresidente vicario del gruppo Misto. “Tralascio le cose che ha detto Messina rispetto alla legittimità di questo atto – dice – ma faccio notare che il bonifico datato 1 agosto 2016 di 25 milioni è del periodo nel quale il Consiglio comunale veniva chiamato per votare il bilancio “se no non si pagavano gli stipendi”. Ma i soldi li avevate già – accusa. Avete tenuto i soldi in cassa utilizzandoli come scudo per fare in modo che approvassimo il bilancio. Io spero che questo non sia vero, anche se queste sono carte che parlano. Avete messo in piedi uno scema ricattatorio veramente vile.
“Il vice presidente vicario Arcidiacono sa benissimo – replica D’Agata – che l’approvazione del rendiconto era presupposto essenziale per ricevere i contributi dello Stato”. Ma a chiudere gli interventi è di nuovo Messina: “Lei assessore mente sapendo di mentire. Si vada a studiare le carte”.