Anas, il dirigente fa i nomi | “Corruzione, adesso dico tutto” - Live Sicilia

Anas, il dirigente fa i nomi | “Corruzione, adesso dico tutto”

Il sistema delle mazzette per gli appalti. Le dichiarazioni di Antonio Urso.

CATANIA – Quando a fine settembre il nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza esegue la prima ondata di arresti in Anas, in molti, in quel palazzone che divide in due la tangenziale etnea, iniziano a tremare. Perché le tangenti, nel cuore della centrale che gestisce i più importanti appalti stradali della Sicilia orientale, sono una costante. Una regola fissa, una percentuale prestabilita da, almeno, un decennio. E mentre la finanza, coordinata dal nucleo che investiga sui reati dei colletti bianchi, blindatissimo nelle stanze della Procura guidata da Carmelo Zuccaro, continua a registrare filmati, passaggi di mazzette e intercettazioni, uno dei dirigenti più potenti di Anas, in silenzio, decide di andare a “dire tutto” ai magistrati Fabio Regolo e Agata Santonocito.

“Sono in Anas Catania dal maggio 2009 ma di fatto sono entrato in ruolo nel maggio del 2017 con la funzione di capo centro”, esordisce Urso, che subito dopo parla dei suoi rapporti con uno degli ingranaggi più importanti del sistema Anas, l’ingegnere Giuseppe Romano. “Lo conosco da anni e per me è un punto di riferimento. È in sintesi il mio migliore amico”, dice Urso, che aggiunge: “Ho iniziato a collaborare con lui nell’attività illecita di cui voglio parlarvi nel 2015”. E giù, nero su bianco, i primi nomi: “In un lavoro, in cui Romano era Capo centro e quindi direttore dei lavori e io ero direttore operativo la ditta Polistrade di Misilmeri, occupandosi del ripristino corticale di un ponte ha consegnato a Romano 7mila euro che poi ci siamo divisi a metà. La ditta ha ha indicato uno spessore maggiore di cemento demolito e noi lo abbiamo pagato come se fosse stato realmente realizzato”.

L’ingegnere rompe gli indugi. “Da quel giorno – continua il capocentro Anas – è iniziato il nostro percorso criminale che man mano si è rafforzato in quanto Romano nel 2017 è stato nominato Rup del settore lavori straordinari e io sono diventato direttore dei lavori”.

Il gruppo criminale cresce, ai due “amici” si aggiungono altre pedine. “Dal 2017 – continua Urso – abbiamo ripreso le attività, supportati da Trovato e Gargano, entrambi direttori operativi. Ricordo perfettamente tutta una serie di episodi per i quali sono a disposizione per fornire documentazione ad ulteriore riscontro”.

LA PRIMA VOLTA – A questo punto iniziano gli omissis. Urso vuota il sacco: “Io entro nel 2017 e prendo le redini da un altro ingegnere che è stato prima di me e che non era Romano, e praticamente lì c’era…io avevo paura a farlo, perché non mi fidavo di nessuno, mai, tanto che Romano mi diceva sempre <la devi gestire tu, tu e solo tu, e poi tu hai a che fare con i geometri e tu hai a che fare…>, ovviamente con lui, anche perché questo ruolo di Rup non era un ruolo operativo e diciamo che a lui stava stretto diciamo…”.

“Stava stretto” perché poteva gestire pochi appalti, l’ingegnere Romano, che “firmava solo le carte”. Romano sarebbe stato l’uomo giusto al posto giusto, secondo Urso. “Il Rup firma il certificato di pagamento, emette il certificato di pagamento per norma e poi Romano non è una persona qualunque, è una persona che ha molta esperienza, quindi lui da una contabilità riesce a capire subito…”.

In pratica Romano, già soltanto basandosi sulla contabilità, vista la sua esperienza, avrebbe potuto “rompere le scatole”. Ma tutto ha un prezzo. “Assolutamente – conferma Urso – Romano poteva fare il bello e il cattivo tempo”.

IL SISTEMA – Il meccanismo delle tangenti in Anas Catania sarebbe stato “chiaro a tutti”. Urso svela i segreti del sistema: “Voglio chiarire che Romano non aveva contatti diretti con le aziende né con i geometri, tranne in occasioni particolari, ma parlava solo con i direttori dei lavori. Credeva che questa filiera lo allontanasse dalle responsabilità. Le ditte conoscono tutte l’ingegnere Romano e tutti sapevano che poi le somme arrivavano anche a lui. Lui a sua volta conosceva tutte le ditte. Il sistema era noto a tutti. A volte qualche ditta provava a contattare direttamente Romano, ma lui gli diceva che se la dovevano vedere con i direttori dei lavori non essendo più operativo”.

A quel punto del verbale, iniziano i nomi e i cognomi, tutti omissati, mentre l’inchiesta della Procura di Catania, con la seconda ondata di arresti, è appena agli inizi.

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