PALERMO – L’unico che se la ride è Andrea Vecchio. Agli altri industriali siciliani, seduti al tavolo verde della politica, non resta che piangere. E leccarsi le ferite. Perché il morso di Monti si è rivelato letale per molti volti noti dell’economia, big passati e presenti della Confindustria made in Sicily: da Ettore Artioli, con un passato al vertice dell’associazione regionale e nel board di viale dell’Astronomia sotto la presidenza di Luca Cordero di Montezemolo, a Rosario Basile, titolare della Ksm e vicepresidente vicario di Confindustria Palermo fino al giorno dell’ufficializzazione della candidatura; da Massimo Plescia, ingegnere gestionale che ha fondato Sdi nel 1991, anche lui componente dimissionario del direttivo di Confindustria Palermo, a Vito Badalamenti, dirigente medico dell’Asp Palermo e componente della giunta di via XX Settembre. Tutti candidati nella coalizione montiana e tutti “trombati” eccellenti alle ultime elezioni.
Ma fotografiamoli, uno ad uno. E partiamo dallo schiaffo più forte. Quello assestato ad Ettore Artioli che, per seguire il sogno della doppia M (Monti-Montezemolo) e il posto in Parlamento, ha lasciato Leoluca Orlando e la poltrona che quest’ultimo gli aveva affidato al vertice della municipalizzata per il trasporto pubblico di Palermo, l’Amat. Peccato, però, che Monti abbia preferito mettere come capolista Gea Schirò, la quarantanovenne palermitana moglie dell’imprenditore del vino Alessio Planeta, e lasciare ad Artioli un secondo posto rivelatosi troppo basso per le percentuali raggiunte dalla lista nell’Isola.
Non è andata meglio a Rosario Basile, sposato, due figli, presidente vicario di Confindustria Palermo con delega ai rapporti istituzionali, e che per la sua candidatura ha scelto la coalizione di Monti, andando però in lista con l’Udc, guidata dal segretario regionale Gianpiero D’Alia in entrambe le circoscrizioni: a Occidente seguito da Ferdinando Adornato e solo dopo da Basile. E visto che di seggi per l’Udc ne sono scattati due, uno in Sicilia 1 e uno in Sicilia 2, Basile è rimasto tagliato fuori. Ma non si rassegna. Raccontano, perfino, di un impegno solenne assunto per iscritto da Pierferdinando Casini nei suoi confronti per assicurargli l’ingresso in Parlamento. Chi vivrà, vedrà.
Sulla stessa barca Vito Badalamenti, anche lui nella coalizione montiana, in lista al Senato con l’Udc. Per lui però, nessuna lettera e nessuna chance. Solo la consapevolezza di essere stato un buon “portatore d’acqua” al mulino altrui. Così come il quarantenne Massimo Plescia, anima della lista Monti nell’Isola insieme ad Artioli e portavoce regionale di Italia Futura.
Unico blindato alla Camera è stato il catanese Andrea Vecchio, ex presidente dell’Ance Sicilia, l’associazione dei costruttori edili nell’orbita di Confindustria, e componente della giunta Lombardo fino alla scorsa estate, quando è stato “cacciato” dal governatore dopo le ripetute denunce sulla gestione un po’ troppo “informale” delle attività di governo. Per lui poltrona assicurata a Montecitorio. E bandierina siciliana di Confindustria piazzata.