Omicidio di Valentina, "Il silenzio, i sogni, la preghiera" - Live Sicilia

Omicidio di Valentina, “Il silenzio imbarazzante, i sogni, la preghiera”

Emiliano Abramo della Comunità di Sant'Egidio interviene sul tragico fatto di sangue

CATANIA – “C’è chi spinge i figli a migrare per trovare un lavoro, chi per motivi di studio o per una qualità di vita migliore. Valentina Giunta invece sognava un futuro diverso per suo figlio lontano da Catania, magari per allontanarlo dai rischi della delinquenza e della mafia che già avevano toccato la sua famiglia: anche le mamme di San Cristoforo sognano per i propri figli!“.

Emiliano Abramo della comunità di Sant’Egidio interviene dopo l’omicidio di Valentina, uccisa per mano del figlio 14enne lunedì scorso. “Ma quel sogno presto è diventato un incubo, un assassinio. La stampa, nel visitare il quartiere dopo i tragici fatti, ha raccontato – aggiunge Abramo – un silenzio imbarazzante che avvolge il quartiere e serpeggia le centralissime viuzze che caratterizzano San Cristoforo, quartiere nel quale si è consumato l’omicidio e dove, per descriverlo con un altro fatto di cronaca avvenuto pochi giorni fa, un padre lasciava il figlio solo in macchina per acquistare della droga, facilmente reperibile in tante piazze, vie e appartamenti. Ricordo ancora l’allora commissario provinciale dei carabinieri Alessandro Casarsa che così lo descriveva “San Cristoforo è il luogo dove le mamme con una mano accarezzano i figli e con l’altra spacciano la droga”.

Certo, è una descrizione parziale del quartiere e non fa onore alle tante persone o esperienze di vita appassionata al servizio delle persone presenti come la stessa Comunità di Sant’Egidio alla quale appartengo, i Valdesi, le parrocchie, ma anche luoghi di aggregazione diventati anche di solidarietà come il Gammazita o la sartoria sociale Midulla e altro ancora”, argomenta Abramo.

Valentina era una figlia di questo quartiere, divenuta in adolescenza mamma per la prima volta e cresciuta con un uomo che era stato anche violento con lei, come emerge da una denuncia per maltrattamenti (anche se successivamente ritirata).” 

Il rappresentante di Sant’Egidio si pone degli interrogativi: Ma veramente non c’è nulla da dire? Veramente possiamo salutare una figlia della nostra comunità cittadina senza ricevere o dare nessuna parola? Questo non credo sia un silenzio rispettoso ma solo la voglia di fare scivolare fatti, vite di persone spese in periferie – esistenziali e non geografiche – nelle quali poco ci siamo addentrati con responsabilità e voglia di incidere”.

Questo imbarazzante silenzio andrebbe interrotto – esorta – da un dibattito cittadino responsabile almeno per raccontare cosa è stato fatto per contrastare tutti quei prerequisiti propedeutici al degrado della città, particolarmente delle tante periferie. Penso alla dispersione ed evasione scolastica che in città ha già raggiunto livelli da record nazionale, alla povertà diffusa (Sicilia regione più povera d’Europa per Eurostat), la microcriminalità anch’essa cresciuta che, per quello che emerge dalla classifica stilata dal database Nubeo la scorsa settimana, iscrive Catania come la quinta città percepita come più pericolosa in Europa, penso ancora alla mafia e potrei continuare. Di tutto questo non se ne parla, nessun attore istituzionale o magari il mondo dell’antimafia – spesso troppo moralizzatore e lontano dalle strade – ha preso una posizione forte, ha raccontato quanto sin qui fatto o quanto ancora c’è da fare. Questo è un errore: anche il peggiore dei fallimenti ovvero l’assassinio della povera Valentina può essere un nuovo inizio. Intervenire non vuol dire subire un processo mediatico ma cambiare insieme rotta! Abbiamo tutti bisogno di ripartire: San Cristoforo come il resto della città, i cittadini del centro come quelli della periferia e possiamo farlo a partire dalla storia di questa mamma coraggiosa. Dobbiamo però rispondere secondo coscienza personale e collettiva, curando l’anima della città oggi ferita e mortificata dalla morte di Valentina e reagendo di conseguenza rompendo questo silenzio fastidioso”.

Abramo infine invita tutti per un appuntamento: “Ad una settimana dalla morte di Valentina, il prossimo martedì, ritroviamoci a pregare lasciando che sia la Parola di Dio ad interrompere quest’imbarazzo che coinvolge tutti noi, ma che non ci definirà nel bene”.


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