CATANIA – Quando le temperature sono basse, il siciliano diventa impaziente. Aspettando la bella stagione per andare al mare, si cerca un po’ di evasione con un week-end a corto raggio. La parola d’ordine, però, è non rinunciare al buon cibo. Magari andando a caccia di nuove esperienze enogastronomiche da condividere con i colleghi. Vi proponiamo dieci mete da gourmet, ambientati nel Catanese, una “guida” preziosa, da consultare ogni volta che ci si trova “on the road”, vicino Catania. Dove rifugiarsi per la posizione, per la cortesia e la bontà in cucina.
Un posto semplice, dove si respira aria familiare è “All’angolo”, a Trecastagni. È un salotto gattopardiano gestito da due sole persone: il proprietario, Giovanni Perni, che è anche il cuoco, e la signora che lo aiuta ai tavoli. È come essere accolto in casa sua: in una sala di cinque tavoli arredata con gusto classico ed elegante. E fa tutto lui, con orgoglio. Si può cominciare con un semplice antipasto a base di salumi e formaggi per poi continuare con spaghetti in guazzetto di pesce o arrotolato di pescespada. Per chi preferisce la carne, invece, fettuccelle al sugo di salsiccia al coltello, tagliolini al tartufo bianco d’Alba e un ottimo brasato. Una lista scritta a mano per i vini e la scelta è ricca e precisa. Il servizio è familiare con qualche gesto di particolare “affetto”: un giro in cucina, un assaggio di un raro distillato austriaco.
Sempre a Trecastagni, in un ambiente solare, accogliente, vissuto, immerso nella tranquillità del giardino di Cantine Nicosia, c’è L’Osteria di Terra & Sorsi: un ristorante aperto solo su prenotazione, per massimo 50 coperti. La parola d’ordine è “sentitevi a casa”. Con una formula controcorrente: il vino non accompagna il cibo, ma lo guida. Sarà, infatti, la pietanza ad essere abbinata ad esso. E non solo: nel menu troverete un asterisco accanto ad alcuni ingredienti, non per indicare roba surgelata. Gli asterischi indicheranno gli ingredienti prodotti in azienda. Timballetto di verdure di campagna in zuppa di ceci, cannellini e cotenna di maiale, per cominciare. A seguire, ravioli di ricotta fatti in casa con pesto siciliano e mandorle, cosciotto di agnello alle erbette fini e, per chiudere, cannolo scomposto tra ricotta e salsa d’arancia.
A Pedara, invece, è quasi obbligatorio provare il Borghetto Santa Caterina. La filosofia dei coniugi che gestiscono il locale è quella di offrire ai clienti il miglior prodotto possibile, utilizzando materie prime di alto livello sapientemente trasformate. Tutto è fatto in casa come un tempo, dal pane alla pasta fresca, passando per i golosi dessert. Ma il messaggio per chi entra è preciso e si legge nelle prime pagine del menu: “Non avere fretta”. Qui, infatti, il cliente deve arrendersi ai tempi della cucina fatta bene. Senza troppe pretese, siciliana e sincera. Nell’essenza e nella sostanza. E se qualche giorno non ci sarà il dolce – si legge sempre nel menu – significa che “niente ci ha ispirati”. Pochi fronzoli e tanta concretezza: qui, si mangia bene. La specialità della casa è la pizza, grazie alla lievitazione lenta che dura un giorno intero, al tradizionale forno “a cupoletta”, all’eccellenza degli ingredienti e all’indiscussa maestria della pizzaiola.
A Solicchiata, tra Rovitello e Passopisciaro, terra di grandi vini sulle pendici settentrionali dell’Etna, Sandro Di Bella ha realizzato il suo sogno con un piccolo ristorante-pizzeria. Il Cave Ox. Le sue pizze sono famose e, a sorprendere i clienti, c’è una cantina d’eccezione per gourmet e appassionati in transito: si trova un po’ di tutto, dai borgognotti ai Riesling alsaziani e tedeschi, ai grandi barolo, e, ovviamente, tutto il territorio etneo. Tra un vino e uno champagne arrivano gli assaggi di pizze, gli arancini e i formaggi scelti tra le produzioni locali.
A Randazzo c’è San Giorgio e il drago. Nel centro storico, adiacente al convento di San Giorgio, trovate la trattoria di Daniele Anzalone, ricavata in quelle che furono le cantine del monastero. Il locale propone una cucina del territorio. L’antipasto della casa prevede solitamente la ricotta infornata, la scamorza grigliata, qualche frittata di verdure, crocchette di patate, salumi artigianali, funghi di ferula (cardoncelli) arrostiti. E proprio i funghi, diffusi e rinomati nell’area etnea, compaiono come ingredienti di diverse preparazioni, come le gustose zuppe o i bocconcini di carne con porcini e mandorle. Nella scelta dei primi sono da menzionare i ravioli al ragù, i pansotti con le noci, le orecchiette con salsa di zucchine, le mezzelune ripiene di melanzane con pomodoro e ricotta salata, la pasta con le sparacogne (nome locale della sparaghella selvatica) o altre erbe spontanee. Per secondo, il succulento agnello al forno con le patate, la tradizionale salsiccia di maiale con i cavuliceddi (altra erba selvatica) in padella, il coniglio in umido, gli involtini di vitello. Si finisce con la frutta di stagione e qualche dolcetto di pasticceria. Discreta la selezione di vini regionali.
Spostiamoci a Caltagirone. È dedicato al colonnello Giuseppe Coria, scrittore del volume per eccellenza della gastronomia siciliana: “Profumi di Sicilia”. Ideatori del “Coria Ristorante” sono due giovani chef, Domenico Colonnetta e Francesco Patti che, dopo anni trascorsi a fare esperienza in alcune delle migliori cucine siciliane, tra cui il Ristorante “Duomo” di Ragusa, sapientemente decidono di scommettere sulle loro capacità. Il Coria è composto da due accoglienti sale arredate con gusto e cura dei dettagli. Un elemento particolare è la cucina, che gli chef hanno scelto di non nascondere, ma di rendere visibile agli ospiti, creando un canale per trasferire, anche visivamente, l’impegno e la passione che poi si ritrovano in ogni piatto. E ci tengono a precisare: “Garantiamo la massima freschezza e genuinità dei nostri prodotti: pasta, pane, dolci e conserve sono di nostra produzione, le verdure provengono da agricoltura biologica e vengono coltivate in terreni di nostra proprietà, carne e pesce vengono giornalmente selezionati da noi”. Gli Chef propongono dei percorsi di degustazione completi, dall’antipasto al dolce, dove sarà possibile percorrere un viaggio degustativo sensoriale attraverso i piatti. Come il delicato tortino di pesce spatola con zucchine alla brace, gambero rosso e crema di zucchine. O il potente timballo di riso ripieno di acciughe. O ancora petto e coscia di quaglia panata alle erbe fini.
Continuiamo il nostro giro enogastronomico e, alle pendici dell’Etna, a Carruba di Riposto, c’è Donnacarmela. Alle spalle, infatti, ha il vulcano attivo più alto d’Europa, coperto dal verde dei boschi, solcato dalle lave rosso fuoco, imbiancato dalla neve invernale. Di fronte, la costa della Sicilia orientale protesa verso l’azzurro del mar Jonio, che dalla nera scogliera di Catania guarda alle spiagge sabbiose di Taormina. Un menù à la carte di piatti tipici alla scoperta del territorio, per gustare sapori e profumi dell’antica tradizione siciliana. Ottima la materia prima, di terra e di mare, che dà vita a una carta delle vivande a geometria variabile. Piatti delicati e stuzzicanti, di felice impronta territoriale: caponata baronale con sardine “a beccaficu” e uova “ubriache”, pennette trafilate al bronzo con favette, lattuga e lamelle di bottarga di tonno siciliano. Ottimi dessert e carta dei vini importante.
A San Giovanni La Punta, c’è il ristorante Giardino di Bacco. In una villa antica del primo novecento circondata da piante di agrumi e alberi di camelie. Nasce nel 1993 dalla passione per l’enogastronomia di Salvo Trischitta, lo chef patron e sommelier che ancora oggi gestisce il locale. La sua apertura segna una svolta decisiva nella ristorazione catanese per la formula innovativa: cucina di mare e di terra, tradizionale ma leggera, creativa ma fortemente legata al territorio, con oltre trecento etichette nazionali e siciliane presenti nella carta dei vini, senza birra o altre bevande, soltanto vino e acqua. Per realizzare il progetto è stato creato un indotto di artigiani e casalinghe che da anni forniscono quei prodotti tipici introvabili nella grande distribuzione come il vino cotto, le paste fatte a mano, lo stratto di pomodoro, le salsicce a punta di coltello, i formaggi, i gelati. Il menù proposto segue un andamento stagionale e viene modificato almeno una volta al mese con piatti inediti a base di pesce , di carne e di verdure.
E poi non poteva mancare nella nostra mini-guida Il Mio Ristorante di Mascalucia. Qui dove il tempo sembra essersi fermato, in una “country house” immersa nelle campagne siciliane, si trasformano i sapori della cucina tradizionale. Antiche ricette, mai dimenticate e rivisitate per far sì che i ricordi diventino piacere di una buona tavola. Si può cominciare con il formaggio all’argentiera che sostituisce il solito caciocavallo con un pepato fresco, cotto al forno e al profumo di origano. Strangolapreti di pane e ricotta o casarecce con crema di formaggi e pesto di rucola. Particolari sapori anche nei secondi piatti con le bisaccine di maiale ai semi di sesamo o con gli involtini di angus aromatizzati. Ma è con i dessert fatti in casa che le “variazioni” culinarie diventano finezze da gourmet. Come la torina di ricotta “chiusa” in una genuise caramellata all’arancia. Carta dei vini ampia sia per i vini rossi che bianchi.
E, per finire, ad Acicastello, “Gente di Mare”. Questa trattoria fa parte di un progetto ben più grande ed ambizioso: “Gente di mare 1991” è una cooperativa di pescatori con l’obiettivo principale di valorizzare il pescato del luogo ed in questo caso di portarlo a tavola a prezzi onesti. Aperta la porta si entra in un’atmosfera particolare fatta di colori vivaci tipici delle barchette di pescatori con foto e gigantografie che ritraggono i pescatori nella loro quotidianità. Esiste un menù di riferimento, ma il consiglio è di confrontarsi con i gestori e farsi elencare ciò che di fresco e di giornata esiste. In questo posto realmente mangerete ciò che i pescatori della cooperativa hanno pescato per quella giornata.