Anello ferroviario, cantiere della discordia| Braccio di ferro Tecnis-Comune - Live Sicilia

Anello ferroviario, cantiere della discordia| Braccio di ferro Tecnis-Comune

L'opera da 154 milioni scatena il botta e risposta fra Palazzo delle Aquile e l'azienda, mentre i commercianti protestano e sorgono i dubbi sul futuro del cantiere. Le ultime vicende giudiziarie che hanno coinvolto i vertici della Tecnis e il presidente di Rfi non dovrebbero portare a rallentamenti nei lavori che dovrebbero concludersi nel 2017.

PALERMO – Un braccio di ferro a distanza, fatto di dichiarazioni e polemiche a mezzo stampa, vicende giudiziarie che non riguardano i cantieri ma che fanno temere rallentamenti e ritardi, proteste dei commercianti e richieste di proroghe e slittamenti. Non è certo delle più serene la situazione del mega cantiere per la costruzione dell’anello ferroviario, opera da 154 milioni di euro che sta interessando la città in tre punti diversi (Politeama, via Amari e viale Campania) e che dovrebbe consentire di collegare con i binari i punti nevralgici di Palermo.

Un’opera che, almeno sulla carta, dovrebbe essere completata nel 2017 ma che sin dal suo esordio è stata al centro di una querelle con il Comune che però, in questo cantiere, fa la parte del semplice spettatore. La stazione appaltante è infatti Rfi (per mezzo di Italferr), il cui presidente è Dario Lo Bosco, arrestato nell’ambito di una inchiesta per tangenti; a eseguire i lavori è la Tecnis, i cui vertici sono stati arrestati in un’altra inchiesta della procura di Roma su presunte mazzette all’Anas. Grane giudiziarie che nulla hanno a che fare con l’anello ferroviario di Palermo, ma che inevitabilmente hanno fatto temere il peggio per il futuro dell’opera.

Anche perché la storia di questo cantiere è sempre stata molto travagliata. I lavori sarebbero dovuti iniziare in via Amari a settembre del 2014, secondo le ordinanze comunali, ma in realtà hanno preso il via dopo alcuni mesi e non sono stati dei più spediti, tanto da spingere Palazzo delle Aquile a protestare ufficialmente con le Ferrovie. Accuse rispedite al mittente dall’azienda, che nel frattempo ha iniziato a scavare anche al Politeama e in viale Campania.

Lavori mastodontici non solo per la loro complessità tecnica ma anche nei tempi di realizzazione. Basta dare uno sguardo alle “dimensioni” di alcuni particolari, come i bulloni utilizzati per recintare l’area del cantiere in piazza Castelnuovo. Una muraglia tenuta in piedi da dadi grossi quanto la mano di un uomo. Del resto si parla di realizzare gallerie sotterranee in corrispondenza di importanti arterie stradali, come via Emerico Amari e viale Campania, e della piazza principale della città (Politeama), cuore del salotto di Palermo.

Il problema è che il percorso è irto di ostacoli: le proteste dei negozianti, con Confesercenti, Confcommercio e perfino la Seconda commissione consiliare guidata da Caracausi (Idv) che hanno chiesto sgravi e slittamenti; le manifestazioni contro il taglio degli alberi al Politeama; le polemiche per il trasferimento del mercatino di viale Campania; la fognatura “perduta” di piazza Castelnuovo; le continue punzecchiature con il Comune, che è parte in causa perché destinatario di ogni lamentela. A questo si sono aggiunge le traversie giudiziarie, in inchieste diverse tra loro, dei vertici di Tecnis e Rfi, malgrado l’azienda abbia da subito sostenuto che non ci sarà alcuna conseguenza sui cantieri del capoluogo.

C’è poi la “questione” Natale. Il Comune ha infatti emanato un’ordinanza per chiudere un tratto intero di via Amari da novembre e per i successivi 11 mesi, così come un pezzo di piazza Politeama fino al 2017. Una mossa obbligata, spiegano da Palazzo delle Aquile, visto che eventuali slittamenti del crono programma metterebbero la Tecnis nelle condizioni di poter applicare le riserve, cioè di chiedere un eventuale risarcimento danni. “Basti pensare – spiegano dal Comune – che finora sono state avanzate riserve per 18 milioni di euro, a fronte di una produzione di appena 2,5. E l’azienda ha fatto solo il 25% di quanto avrebbe dovuto fare sinora”. L’ordinanza è e resterà vigente, ma l’amministrazione Orlando si dice pronta a vigilare: “Devono ancora completare lo spostamento dei sottoservizi, è improbabile che rispettino i tempi e non concederemo altre aree di cantiere senza prima vedere i mezzi. Del resto, abbiamo recintato viale Campania e piazza Castelnuovo senza che finora sia servito a nulla”.

“I tempi saranno rispettati, siamo in regola – ribatte però Vincenzo Fleres della Tecnis – i lavori si concluderanno nel 2017”. “Ci sono state alcune difficoltà, che non ci sono state segnalate per tempo – aggiunge Gianguido Babini, direttore generale della Tecnis – noi stiamo lavorando sulle aree su cui è possibile lavorare, basti pensare che non possiamo portare una quarta macchina perché non sappiamo dove metterla. Forse qualcun altro si sarebbe dovuto organizzare meglio. E’ incredibile che qualcuno imputi a noi delle colpe che non sono nostre. In spazi così ristretti non è pensabile o corretto che ci siano troppi operai. Le aree di stoccaggio sono dislocate dove servono e vengono riempite sulla base dell’utilità”.


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