Anello ferroviario, lavori a rischio | Orlando: "Pronti a smontare tutto" - Live Sicilia

Anello ferroviario, lavori a rischio | Orlando: “Pronti a smontare tutto”

Il cantiere dell'anello ferroviario di via Emerico Amari

Riprendere subito i lavori dell'anello ferroviario oppure ricoprire tutto, smontando cantieri e barriere. Sarà martedì o mercoledì il giorno della verità per la Tecnis che dovrà dire esplicitamente se è in condizioni di andare avanti con le opere in tutta Italia oppure no. Il sindaco: "Dobbiamo tutelare i cittadini".

PALERMO – Riprendere subito i lavori dell’anello ferroviario oppure ricoprire tutto, smontando cantieri e barriere. Sarà martedì o mercoledì il giorno della verità per la Tecnis che dovrà dire esplicitamente se è in condizioni di andare avanti con le opere in tutta Italia oppure no, ma intanto il comune di Palermo mette le mani avanti e chiede che, in caso di ritardi o di disastri, si ripristini la circolazione in via Amari, al Politeama e in viale Campania.

Da due giorni un brivido corre lungo la schiena dell’amministrazione Orlando. La Tecnis, commissariata in seguito all’interdittiva antimafia che ha colpito i suoi vertici l’anno scorso, ha infatti ritirato la proposta di ristrutturazione del suo debito (un centinaio di milioni) che altrimenti sarebbe stata bocciata dal Tribunale, per mancanza di dovute garanzie: a questo punto o il colosso catanese presenta un nuovo piano, riuscendo poi a trovare nuovi soci, oppure andrà gambe all’aria. Una situazione di incertezza che ha intanto provocato lo sciopero dei sindacati.

“Il Prefetto ha parlato con il commissario governativo Saverio Ruperto che ha assicurato che martedì o mercoledì avremo una risposta definitiva – ha detto in conferenza stampa il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – ma intanto abbiamo scritto a Rfi”. Nella nota, inviata oggi, il Comune chiede di attivare le procedure previste per legge: verificare i ritardi, pianificare il recupero e, nel caso in cui non sia possibile, procedere alla risoluzione del contratto per gravi inadempienze.

Palazzo delle Aquile, in questa vicenda, ha infatti il ruolo del mero spettatore: Rfi è la stazione appaltante, Italferr l’agente tecnico. La strategia di piazza Pretoria a questo punto è delineata: la speranza è che i cantieri vadano avanti senza intoppi ma nel caso di ritardi o di fallimento della Tecnis, e quindi passaggio ad altre ditte, bisogna ripristinare subito la circolazione (il che sarebbe a carico di Rfi o, mal che vada, del Comune stesso che agirebbe in danno).

“Eravamo e siamo vigili e speranzosi, ma siamo stati sommersi dalle telefonate, dalle richieste di incontri e spiegazioni – ha detto il vice sindaco Emilio Arcuri, in conferenza insieme al primo cittadino, all’assessore Giovanna Marano e al capo area Mario Li Castri – non ci sono problemi sul cantiere per il disinquinamento della fascia costiera, che va avanti regolarmente e su cui non ci sono difficoltà, ma la criticità forte è l’anello ferroviario”. Basti pensare che, in questo primo anno, la Tecnis ha realizzato appena il 2% di quanto avrebbe dovuto: il commissario Ruperto aveva fornito ampie rassicurazioni sui due cantieri, definiti strategici, ma le cose sembrano essere precipitate.

“Nel caso del disinquinamento della fascia costiera siamo noi la stazione appaltante e abbiamo più poteri – ha detto Orlando – per l’anello invece siamo solo i beneficiari finali. Noi vogliamo che le opere vengano completate, ma anche che non ci siano ritardi nelle opere o peggio danni alla cittadinanza, ai residenti e agli operatori economici. I negozianti hanno dimostrato di essere cittadini esemplari schierandosi dalla parte dell’anello ferroviario e dobbiamo tutelarli”.

Un’ipotesi potrebbe essere quella di passare l’appalto al secondo classificato (Impregilo) o al terzo (Sis), ma l’operazione richiederebbe un anno: inoltre gli altri due soggetti avevano presentato un ribasso minore e progetti differenti. Insomma, l’operazione sarebbe ardua, anzi per dirla come il sindaco sarebbe catastrofica. “Se il cantiere avrà un impulso significativo tornando alla produzione teorica, incrementata della produzione necessaria a recuperare il tempo perduto, si andrà avanti avanti, altrimenti dovremo ripristinare lo stato dei luoghi”, ha precisato Li Castri. A questo punto non resta che attendere la decisione di Tecnis, anche se alcune indiscrezioni vogliono il cda pronto al concordato preventivo.

LE REAZIONI
“Siamo alle solite: io nostro sindaco quando le cose vanno a buon fine se ne prende il merito, quando le cose vanno male cerca sempre di scaricare su altri le responsabilità. Penso proprio che non lo sappia fare. Visto che Delrio viene qui ogni settimana, come possiamo avere un cantiere bloccato?”, dice il deputato di Fi Giuseppe Milazzo.

“L’annuncio della situazione prefallimentare della Tecnis non stupisce nessuno, l’inadempimento dell’azienda si era già manifestato tempo fa, con i 18 mesi di ritardo accumulati e con quei cantieri aperti e lasciati abbandonati a se stessi, senza che ci fosse nessuno che vi lavorasse. Oggi tutti si dicono stupiti, ma sono mesi che invitiamo il Comune a prendere atto di questa situazione”. A dirlo è Carlo Dones, consigliere dell’Ottava circoscrizione del Comune di Palermo di Sinistra ecologia e libertà, a proposito del rischio paralisi dei cantieri dell’Anello ferroviario legati al probabile crac finanziario della Tecnis. “Adesso ci auguriamo che, rotti gli indugi, si proceda al più presto con l’indicazione di una Exit strategy – continua Dones – valutando anche la possibilità di completare almeno una parte dei lavori utilizzando gli stessi dipendenti della Tecnis gestiti direttamente da Rfi. In ogni caso, occorre aprire subito le procedure per l’affidamento dei cantieri alla seconda classificata nella gara. Ogni giorno che passa i cantieri costano sempre di più, sia in termini economici che di disagio arrecato ai cittadini”.

“La vicenda della Tecnis è paradossale: fino a un mese fa la città aveva avuto ampie garanzie che i lavori non si sarebbero fermati, ora il disastro. Il sindaco tuteli i residenti e i commercianti delle zone interessate e per questi ultimi si pensi anche ai risarcimenti. Non è più il tempo dell’attesa, bisogna agire e subito. La città così soffoca per l’inquinamento e il traffico e muore commercialmente”. Lo dice Filippo Occhipinti, consigliere comunale di Palermo del gruppo Misto.

Il presidente della commissione Attività Produttive del comune di Palermo, Paolo Caracausi (Idv), commenta così le dichiarazioni di oggi del sindaco di Palermo Leoluca Orlando in merito ai cantieri dell’anello ferroviario: “Condivido la presa di posizione del Sindaco che Orlando che riprende la mia proposta di ripristinare lo stato dei luoghi nelle more di definire la vicenda Tecnis. Mi auguro che la settimana prossima ci sia una risposta definitiva e che i commercianti e i residenti di via Amari, via Lazio e via Sicilia possano tirare un sospiro di sollievo e riprendere la loro vita, rivedendo la luce dopo il buio profondo di questi giorni. Auspico che la settimana prossima arrivi la buona notizia che i lavori continueranno, ma con l’impegno di una accelerata dei cantieri e la certezza che verranno portati a compimento”.

“Siamo davvero preoccupati per le sorti di quest’importante opera da 154 milioni di euro. Ora più che mai serve chiarezza». È quanto afferma il presidente dell’Ottava Circoscrizione, Marco Frasca Polara, dopo lo stop ai lavori dell’Anello Ferroviario. “La nostra Circoscrizione è quella più penalizzata perché su di essa ricade la totalità dei cantieri. In tutti questi mesi – afferma il presidente Frasca Polara – abbiamo lavorato per mitigare i disagi dei cittadini, in primo luogo residenti e commercianti, confrontandoci con la ditta Tecnis e con l’Amministrazione e facendo da “filtro” tra l’azienda e i cittadini. Ci siamo spesi per salvare i ficus di piazza Castelnuovo e rimandare la chiusura di via Amari dopo le festività natalizie. Adesso – continua il presidente Frasca Polara – questo lavoro rischia di essere inutile. Palermo non può subire questo smacco, né assistere a questo calvario. L’opera va assolutamente completata. Non possiamo correre il rischio di perdere i finanziamenti, né tantomeno lasciare la città sventrata dalle ruspe. Se in via Amari appare più “semplice” un eventuale ripristino del manto stradale e della vecchia viabilità, nell’area di via Sicilia e viale Lazio si rischia di convivere per lungo tempo con la strada devastata dalle trivelle e questo non è accettabile”.

 

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