Angelo Onorato, la lettera all'avvocato e il "responso" delle telecamere

Angelo Onorato, la lettera all’avvocato e il “responso” delle telecamere

Gli ulteriori accertamenti sembrano avvalorare l'ipotesi del suicidio

PALERMO – “Se succede qualcosa fai avere la lettera a mia moglie”: Angelo Onorato ha scritto una lettera qualche mese fa, affidata di recente in busta chiusa ad un avvocato.

Il legale, un tributarista, appurata la terribile notizia, lo ha detto alla moglie e insieme sono andati alla squadra mobile per raccontare un particolare che potrebbe risultare decisivo nelle indagini sulla morte dell’imprenditore, marito dell’eurodeputato Francesca Donato.

Il “responso” delle telecamere

Sarebbe un elemento in più che fa pendere le indagini verso l’ipotesi del suicidio, quella che gli investigatori hanno privilegiato fin dall’inizio. E a rafforzare la tesi del suicidio sarebbero anche le immagini riprese dalle telecamere attive nella zona.

Il Suv di Angelo Onorato era parcheggiato in un punto cieco tra due telecamere di sorveglianza, ma dalle registrazioni si evince con chiarezza che nessun veicolo si è fermato nei pressi della Range Rover: tutte le macchine “filmate” sono transitate in un tempo incompatibile con una sosta.

Come dire: non c’è stato il tempo di fare scendere qualcuno che ha commesso l’omicidio per poi dileguarsi a bordo di un’altra macchina. Sarebbe stato un piano diabolico, ma il cronometro lo renderebbe impossibile.

Né si vedono persone arrivare o allontanarsi piedi. Le circostanze avvalorerebbero la tesi del suicidio, a meno che non si ipotizzi che il killer si sia allontanato arrampicandosi sul muro, alto almeno due metri, che delimita l’autostrada per evitare di essere ripreso. Oppure possa avere trovato un’altra improbabile via di fuga.

C’è una sola possibilità: l’assassino era già in auto, ma è una circostanza che convince poco alla luce dei rilievi eseguiti dentro la macchina e dell’utilizzo della fascetta. Ma le indagini vanno avanti.

La lettera all’avvocato

La lettera che Onorato aveva consegnato al suo amico avvocato tributarista, che curava le questioni fiscali delle sue società, serviva a fare sapere alla famiglia che stava affrontando un momento economico complicato.

E che l’avvocato “conosce tutta la situazione”. Compresa una vicenda di crediti che non riusciva a incassare e di conseguenti debiti. Scriveva di scelte e soprattutto persone “sbagliate”. Gente di cui non avrebbe dovuto fidarsi? Persone che potevano fargli “del male”. Stava lavorando nella zona di Capaci dove pare avesse un appuntamento la mattina della morte. Non c’è mai arrivato.

Debiti sì, ma nulla di così pesante che, almeno all’apparenza, giustificherebbero il gesto estremo di togliersi al vita. È soprattutto una lettera d’amore rivolta alla moglie e ai figli. Cosa lo abbia spinto a mettere per iscritto i suoi sentimenti resta un mistero. Di sicuro la missiva è stata scritta nei primi mesi del 2024.

Il ritrovamento del corpo

Il cadavere di Onorato era dentro la sua Range Rover, parcheggiata in via Ugo La Malfa, bretella che costeggia l’autostrada in direzione Mazara del Vallo. Era seduto sul sedile lato guida con una fascetta di plastica stretta attorno al collo e la cintura di sicurezza inserita.

La moglie e la figlia, attraverso gli amici e alcuni post sui social, continuano a ripetere che “Angelo è stato ammazzato”, perché “papà non si sarebbe mai suicidato”.

Nessun segno di violenza sarebbe stato trovato sul cadavere di Onorato. Così emergerebbe dai primi accertamenti medico-legali sul corpo che si trova nell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo.

L’architetto aveva i mocassini sfilati dai piedi e una chiazza di sangue sulla camicia. Particolari compatibili con i suicidio. Per eliminare i residuali dubbi i magistrati hanno disposto l’autopsia.

Al termine della quale avranno in mano tutti gli elementi, dalla lettera ai messaggi che Onorato ha girato ad alcuni amici poco prima di morire per invitarli ad incontri elettorali, dalle chiamate con il cellulare alle immagini delle telecamere.

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