Anm, ok alla mozione congressuale: "No alla separazione delle carriere" - Live Sicilia

Anm, ok alla mozione congressuale: “No alla separazione delle carriere”

Concluso il congresso dell'Associazione magistrati che si è tenuto a Palermo
MAGISTRATURA
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PALERMO – “L’unicità della magistratura è valore fondante del nostro associazionismo, tale sua caratteristica ontologica è incompatibile con ogni possibilità di mediazione e trattativa sugli specifici contenuti delle riforme.

La separazione delle carriere non è affatto funzionale a garantire la terzietà del giudice, ma appare piuttosto uno strumento per indebolire in modo sostanziale il ruolo del pubblico ministero e, conseguentemente, la funzione di controllo di legalità rimessa al giudice e lascia presagire che venga agitata come strumento di ritorsione e minaccia nei confronti della magistratura tutta”.

Così il testo della mozione congressuale, approvata all’unanimità, che ha chiuso il 36/mo congresso dell’Anm a Palermo, letta dal segretario generale dell’Associazione Salvatore Casciaro.

“Oggi giudici e pubblici ministeri – recita il documento – sono uniti nell’esercizio della giurisdizione, hanno una comune cultura e fruiscono delle stesse garanzie costituzionali. Separarli rischia concretamente di attrarre la magistratura requirente nell’orbita del potere politico e del controllo governativo, come avviene, in modo formale o sostanziale, in tutti i Paesi nei quali la magistratura è separata”.

“Il superamento dell’unica matrice culturale tra giudici e pubblici ministeri si tradurrebbe inevitabilmente nella rinuncia a valori nevralgici per la democrazia, e innanzitutto all’obiettivo della imparziale ricerca della verità che il pubblico ministero deve perseguire, come il giudice”. si legge nel testo della mozione.

“Separare il pubblico ministero dal giudice, quali che siano le modalità di tale separazione, distinguere le carriere all’accesso e dal punto di vista ordinamentale, separare gli organi di autogoverno – recita il documento letto dal segretario generale di Anm Salvatore Casciaro – porterebbe alla istituzione di una figura professionale di ‘pubblico persecutore’, molto lontana dall’attuale organo dell’accusa, che, lo ricordiamo, oggi è preposto alla ricerca della verità ed è garante del rispetto delle prerogative dell’indagato, anche nella fase della raccolta delle prove da parte della polizia giudiziaria.

Separare il pubblico ministero dal giudice avrebbe gravissime ripercussioni sull’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale indispensabile per l’attuazione del principio di eguaglianza del cittadino dinanzi alla legge”.

“Alla logica “della separazione – sottolinea il documento a lungo appluadito dai magistrati – l’Anm vuole contrapporre la logica della condivisione. La matrice culturale della giurisdizione deve essere strettamente condivisa tra giudici, avvocati e pubblici ministeri, perché solo attraverso una formazione culturale comune e la circolarità delle esperienze potrà realizzarsi una giustizia migliore e più giusta”.


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