PALERMO – La seduta doveva essere segretata. Ma quel segreto non vale per tutti. E così, nel corso di una conversazione con l’ex assessore Linda Vancheri, l’imprenditore Antonello Montante descrive i dettagli di una audizione in Commissione parlamentare antimafia nella quale era stato convocato Marco Venturi che ne aveva fatto richiesta. “Tutte le mie domande ha fatto”, confida a un certo punto l’ex leader di Confindustria: uno dei deputati avrebbe rivolto al grande accusatore di Montante una serie di quesiti che lo avrebbero messo in grossa difficoltà.
Seduta segreta? Non per tutti
“No…ti dico perché è secretato perché…perché secretato qual era il motivo che era secretato…secretato per un solo motivo…o quando già ci sono cose… ma in Commissione un c ‘è nenti di segreta pirchì tutti su drà…secretato per gli esterni no …secretato cosa serve…ca nun nesci nenti…”. Segretato per gli esterni, mica per tutti. E così, Montante può illustrare a Linda Vancheri il contenuto di quella audizione: “Crocetta, mafia, potere…”. Poi, ecco persino il dettaglio delle domande poste a Venturi: “Se fosse – annotano gli inquirenti – indagato ‘per caso’ a Caltanissetta; se stesse effettuando in quel periodo ‘lavori pubblici in autostrada’; se, quando aveva svolto il ruolo di assessore, “faceva lavorare in continuazione” un soggetto del quale non si comprendevano esattamente le generalità (ma solo il riferimento ad un certo “Totò”); perché, pur essendo stato assessore, non aveva fatto alcunché per contrastare il sistema di potere di cui stava parlando ed a tal proposito il Venturi aveva risposto di essersene “accorto dopo”. Domande che non avrebbero affatto sorpreso Montante, come scrive il Gip nell’ordinanza: “Montante si lasciava anche andare ad una frase che, in verità, lascia un po” esterrefatti: ‘tutte le mie domande ha fatto’”. A chi si riferiva?
“Questa merda di presidente”
E così tra le contraddizione dell’antimafia, ecco l’ultima. Da un lato, quello che era fino a quel momento considerato uno degli esponenti di spicco della svolta legalitaria della Confindustria, dall’altro la presidente della Commissione Antimafia Rosi Bindi. Nei confronti della quale Montante non risparmia parole molto dure: “lui e`…in se.. in quella cosa di questa merda di di…Presidente…che hanno deliberato la…l ‘attività di verifica sull’Antimafia, questo è uno degli auditi di queste verifiche dell ‘Antimafia… invece di travagliarí per la mafia… contro la mafia…no”. Era una delle audizioni, insomma, che arrivava sulla scia di altri scandali siciliani come quello relativo alla gestione dei Beni confiscati. Alla Bindi insomma veniva rimproverato un fatto preciso: “…Si concentra sull’Antimafia…quando… aspetta, quando scopre un qualcosa di ambiguo non è reato capito qual è il problema?…quindi tu non indaghi sulle mafie…indaghi sull’antimafia…se ti va bene…se ti va bene dici …chiddri ficiru finta…un gnera na mafia vera…n’antimafia vera…ma…di cosa stiamo…ma non…ma di che cazzo stiamo parlannu…ma siamo pazzi veramente va… De Luca u Presidente du Consigliu u facissi” . L’Antimafia stava verificando l’attività dell’antimafia. È il paradosso di San Macuto, finito nelle carte della maxi-ordinanza che ha portato all’arresto di Antonello Montante.