03 Luglio 2008, 09:51
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Che la proposta susciterà un vespaio di polemiche lo sa anche lui. E infatti mette le mani avanti: “Per alcuni sarà una bestemmia”. Ma l’assessore regionale ai Beni culturali Antonello Antinoro la sua idea la sta mettendo su carta, per una relazione che la giunta Lombardo valuterà in una delle prossime sedute: obiettivo privatizzare, o per dirla con le sue parole “affidare per trent’anni a un privato qualificato”, i beni culturali di maggiore impatto turistico in Sicilia, a partire dalla Valle dei Templi e dal teatro greco di Siracusa. “In cambio – spiega l’esponente Udc – i privati dovranno garantirci un canone fisso e alcune opere per l’indotto. Penso alle strade o a un certo numero di alberghi. I nostri beni devotuterlno diventare fonte di reddito per la Sicilia”.
Già adesso lo sono.
“Sì, e infatti bisogna fare una premessa: la tutela dei nostri siti dev’essere mantenuta. Bisogna dire che in Sicilia secondo me il rispetto c’è ed è assoluto. Devo dare atto alle Sovrintendenze, spesso criticate per la loro idea di tutela oltre misura, che senza di loro non avremmo potuto mantenere questo livello di attenzione così alto”.
Però?
“Però manca un progetto complessivo, qualcosa che ci faccia passare al livello successivo, rendere il più possibile redditizia la gestione dei beni culturali. Affidare a un privato di qualità il pacchetto completo per trent’anni, se sappiamo gestire un’operazione di questo tipo, può essere la svolta”.
Proviamo a definire il concetto di “privato di qualità”.
“Parlo di strutture che in Italia e nel mondo ci hanno già insegnato come si fa a gestire beni e che verrebbero scelte dopo un’attenta ricerca di mercato. Il soggetto-tipo è un’istituzione culturale di livello internazionale. Alla fin fine è solo un passo in più: già adesso nei nostri siti principali ci sono già privati che offrono servizi”.
Cosa potrebbe entrare nella “lista della spesa” da dare in gestione?
“L’elenco è infinito: dalla Valle dei Templi al teatro greco di Siracusa, dal teatro antico di Taormina a Selinunte o alla Cappella Palatina. Potrei continuare: in Sicilia abbiamo un numero infinito di beni preziosissimi. È ovvio che questo elenco dovrà essere valutato in collaborazione con l’assessorato regionale al Turismo, con il quale deve esserci una strettissima sinergia, e dopo un confronto con esperti e Sovrintendenze”.
Cosa chiedereste in cambio?
“Innanzitutto un canone fisso, ma non solo. Il privato avrà l’obbligo di stilare un piano d’impresa, ma anche un piano turistico per l’indotto. È chiaro che non ci limiteremmo ad affidare il bene e basta: i privati, in cambio, dovranno realizzare sei o sette alberghi, oppure le strade. Perché il problema dei beni culturali in Sicilia è uno e uno solo”.
Quale?
“Partiamo dal nostro esempio iniziale, la Valle dei Templi. È chiaro che se voglio fare crescere la presenza turistica devo migliorare la Palermo-Agrigento oppure costruire un eliporto. Benissimo: lo faranno i privati. Diciamo sempre che la Sicilia ha un numero di posti letto inferiore alle esigenze, che le infrastrutture sono carenti: così salveremmo capra e cavoli”.
I cavoli sì, ma la capra? Come si fa a garantire la tutela?
“Mi sembra scontato che nella gara per affidare un sito ci saranno norme contrattuali specifiche per la vigilanza, una serie di condizioni alle quali non siamo disposti a rinunciare. Un’altra regola importante è che in caso di affidamento di gruppi di opere come quadri o sculture, ovviamente, queste dovranno rimanere in Sicilia: in quel caso chiederemmo ad esempio la realizzazione di un museo. Un modo per valorizzare i capolavori che per assenza di spazio restano negli scantinati. È finito il tempo dello spreco di risorse preziosissime”.
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03 Luglio 2008, 09:51