Ciao Antonio, c’è un momento prima della tragedia, prima che tu cada nel pozzo, e si coglie nel video che circola sui social, come nelle chat, e che non mostreremo. Tu sorridi. Stai parlando al telefonino con qualcuno, prima di ballare, prima del rovinoso precipizio che si spalanca sotto i tuoi piedi. E’ un sorriso speciale, ma lo sarebbe stato anche senza l’atroce conclusione. E’ il sorriso di un bambino che ha esaudito un sogno. Il sorriso di un bambino a cui è stata regalata una macchinina – noi, bambini di un’altra epoca, eravamo felici con poco – e non riesce a trattenere la sua gioia. Il sorriso di un bambino che ha visto, in lontananza, la figura amata di suo padre che sta per venire a prenderlo a scuola. Il sorriso di un bambino davanti al mare dell’estate, un’estate di tre mesi. E’ il sorriso di un bambino che ha già combattuto e vinto contro una malattia e che è tornato a rivedere le stelle.
Ora, se tu avessi ancora voce e potessi chiedere a coloro che ti amano, ai tuoi amici, a tutti quelli che conosci, se tu potessi chiedergli singolarmente: qual è la cosa più importante della tua vita? Loro ti risponderebbero: tra le cose più belle ci sono i sorrisi di quando eravamo bambini. Perché erano puri. Non avevano conosciuto né la sofferenza, né gli addii. Non praticavano le forme del mondo, talvolta, con la sua ipocrisia. Non si nascondevano. Si sorrideva per sorridere. Per gridare, senza riserbo: guardami, sono felice. Sii felice pure tu. E se uno scruta i tuoi occhi, se ne rende conto: erano gli occhi di un bambino cresciuto che non si era nascosto.
Ci sono le indagini, qualcuno magari scuoterà la testa: ma come, si mette a ballare lassù, come se fosse un cubo da discoteca? I giudizi del dopo li lasciamo ai sapienti, ai saggi che sanno tutto. Noi sappiamo che l’esistenza è fatta di attimi e di battiti del cuore. Molti di noi, magari, saranno stati imprudenti, leggeri, disattenti o semplicemente colti da un picco dell’entusiasmo – chi può dare un’esatta misura umana a quello che è successo? – eppure siamo stati salvati. Molti di noi hanno avvertito la voglia di una improvvisa allegria che pensavamo senza rischi. E siamo stati semplicemente fortunati.
Caro Antonio, ancora una volta – e chi scrive di tragedie lo sa – è chiaro, abbacinante e lampante che tutta l’esistenza si risolve in un attimo. E che il destino può rivelarsi atroce e beffardo. Tu non ti sei salvato. Ma noi salveremo il tuo sorriso, anche con l’unica risorsa che rimane: le parole. Quel sorriso da bambino che ti ha salvato per sempre. (Roberto Puglisi)