Muore dopo nove giorni di agonia | Chi lo ha travolto si è costituito - Live Sicilia

Muore dopo nove giorni di agonia | Chi lo ha travolto si è costituito

L'ospedale Villa Sofia

L'incidente in via Capuccini, nella zona di corso Calatafimi. Nei video la chiave delle indagini.

PALERMO – È morto dopo nove giorni di agonia. Non ce l’ha fatta Francesco Agola, 74 anni, deceduto ieri all’ospedale Villa Sofia. L’impatto gli ha provocato un trauma cranico e toracico che ha compromesso gli organi vitali.

La sera dell’11 ottobre scorso stava percorrendo in via Capuccini, una strada parallela a corso Calatafimi che collega piazza Indipendenza a via Pietré. Agola intorno alle 23 è in sella al suo scooter. I parenti lo descrivono come un guidatore attento e scrupoloso. I primi a soccorrerlo sono alcuni passanti.

L’anziano è riverso per terra, con la faccia sull’asfalto e il casco ancora allacciato. Il sangue conferma l’emorragia in corso. Interviene l’ambulanza che lo trasporta al Civico e da qui alla Rianimazione di Villa Sofia. Agola non si riprenderà più e non sarà in grado di raccontare cosa gli è successo. Carabinieri e vigli urbani individuano il punto dell’impatto. Agola guidava mantenendo la destra. Sull’asfalto ci sono delle plastiche di uno scooter di grossa cilindrata. Probabilmente si tratta del mezzo che ha travolto l’anziano.

Pochi giorni dopo un uomo si presenta in caserma dai vigili urbani. È lui che guidava lo scooter. Non è vero, però, che non ha prestato soccorso. Racconta di avere fermato una macchina in preda al panico e di essersi allontanato solo quando era certo che i soccorsi sarebbero arrivati. La sua versione è ora al vaglio degli investigatori.

Nel punto dell’incidente c’è un istituto di suore missionarie, poco prima alcune attività commerciali dotate di telecamere. I militari hanno acquisito le immagini. Se non l’impatto almeno c’è la speranza che sia stato filmato il transito dello scooter.

“In che mondo viviamo – dice un parente chiuso in un dolore profondo, ma composto -, come si fa a lasciare un anziano per terra in una pozza di sangue. Speravamo che riuscisse a farcela. Ora che è morto è giusto, innanzitutto per rispetto della sua memoria, che giustizia sia fatta”.


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