PALERMO – C’è un qui, adesso, ed è solo colmo di dolore. C’è un futuro incerto che va riempito con l’amore e la solidarietà. Il dolore è quello di una donna, la moglie di Stefano Gaglio, rimasta vedova, che non riesce a reggersi sulle proprie gambe. La sorreggono i parenti e gli amici.
Come nelle stazioni di una Via Crucis ha bisogno di sedersi più volte nel breve tragitto che conduce dentro la chiesa di Santa Cristina a Borgo Nuovo dove si celebra il funerale del marito assassinato a colpi di pistola dal cognato Giuseppe Cangemi. Alcuni parenti di quest’ultimo, fra cui la moglie e sorella della vedova, sono gli unici assenti. Le tensioni sono inevitabili.

È il dolore di due figlie, orfane a 17 e 10 anni. Cresceranno senza un padre. Le compagne di classe e i professori della più grande, che frequenta l’Istituto Pio La Torre, hanno avviato una raccolta fondi. Servono gesti concreti di aiuto.
“Ti faremo arrivare più in alto che puoi. Faremo giustizia per te”, qualcuno ha scritto su uno striscione all’ingresso della chiesa.
La via della speranza prova a tracciarla padre Antonio Garau, che ha la sensibilità di chi nel suo sacerdozio si è sempre confrontato con contesti di disagio sociale e con la fragilità umana.
La fede in questi momenti terribili vacilla: “Ciascuno di noi entra in crisi perché vorrebbe trovare le parole giuste. Se siamo qui è perché crediamo in Dio, siamo figli di Dio, crediamo che dopo questa vita c’è la resurrezione”.
Padre Garau si affida alla Parola di Dio: “Il signore ci pone di fronte a delle prove forti, ma Dio non ci ha destinati alla collera ma alla salvezza. Confortatevi a vicenda. Tutti quanti cosa avete fatto in questi giorni? Avete confortato la famiglia”.
“C’è modo e modo di farlo – aggiunge -. La Parola di Dio dice ‘confortatevi, edificandovi’. Edificazione non deve essere oggi, deve essere una vicinanza non dell’occasione ma continua e costante”.
Ci sono una donna e due figlie da sostenere nel cammino di una vita segnata dalla più grande delle prove: “Ciascuno di noi deve chiedersi questa amicizia come la potrò continuare? In un mondo che oggi sta allontanando l’amore solo l’amore salva”.
Un amore che deve trionfare anche di fronte alla violenza di chi impugna una pistola per fare fuoco contro il cognato, uccidendolo sul posto di lavoro: “Gesù dice ‘voi che siete miei figli e avrete tribolazioni’, la vita è tutta in salita perché l’amore da fastidio a chi odia ed è violento. Gesù ci dice non imitiamo l’uomo violento”.
È un momento delicato perché ‘in noi sorge il pensiero della cattiveria e della vendetta, ma non dobbiamo usare lo stesso metro della violenza di chi oggi nel mondo uccide pure i bambini. Stefano era un uomo giusto e come tutti i giusti che amiamo e sono morti vivono nella dimensione dell’amore. Tutti dite che Stefano era una persona perbene, generosa, seria che amava la sua famiglia. Auguriamoci che quando moriremo noi diranno le stesse cose che hanno detto di Stefano”.
Applaudono tutti i presenti che riempiono la chiesa. Ci sono gli amici, la gente del quartiere, i colleghi di lavoro della farmacia Sacro Cuore. “È come se fosse ancora con me, tocco la tastiera, non te lo so spiegare”, sussurra uno di loro.
“Addio gigante buono”, dice una giovane parente di Gaglio che indossa la maglietta con il volto della vittima. Sant’Agostino scriveva: “Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo”.
È la semplicità della frase scritta su un palloncino tenuto in mano da una bambina a indicare la via: “Non lo spegni il solo nemmeno se ci spari”.
