PALERMO – “Per fare votare Crocetta mi inginocchiai anche davanti a una suora… e recitai l’atto di dolore”. Giovani Ardizzone, il determinato ma pacato presidente dell’Assemblea regionale arrivato a Palazzo dei Normanni da Messina, 48 anni, moglie e tre figli, 18 anni di matrimonio alle spalle, avvocato, alto e dinamico, democristiano d’origine, intervistato da Felice Cavallaro nel nuovo numero di I love Sicilia, in edicola da oggi, racconta: “Una suora di 83 anni mi fece inginocchiare per recitare l’atto di dolore, e presi pure uno scappellotto. Ma poi la convinsi. E votò Crocetta”. Penitenza mal ripagata, però, dal governatore che, al momento dell’elezione all’Assemblea, gli voltò le spalle costringendolo a dribblare nel fuoco dei franchi tiratori.
Ma tant’è. Ardizzone parla ruota libera. Parla dei “vizi” della politica, della “sua” Messina e del Ponte sullo Stretto che definisce “una delle più grosse truffe di Stato”. E poi, di Angelino Alfano (“Ha molto quid. Ma non basta. Ci vuole qualcosa in più. Bisogna avere l’autorevolezza di dire sono diventato grande… Faccia almeno un ricorso per l’interdizione del padre…”), di Cracolici, di Lumia la cui “regia è sotto gli occhi di tutti”, di D’Alia, di Romano e di Cuffaro che andrebbe a trovare in carcere “così come farei con tanti altri detenuti”.
Quindi sull’attuale governo regionale ammette: “Non c’è una maggioranza. Ci sono tre minoranze. Con nove gruppi parlamentari. Alcuni di appena 5 parlamentari. Manca la sintesi un tempo data dai partiti. Si andrà avanti misurandoci sulle cose concrete, sui problemi reali, su singole leggi”, mentre della decisione di Crocetta di ricorrere esclusivamente a tecnici dice: “Si potevano trovare certamente ottimi assessori fra i 90 deputati. Almeno sette, anche di più. Si può essere politici e tecnici allo stesso tempo. Il Palazzo non è zeppo di tuttologi o incompetenti”.