Crocetta-bis, Pd e Udc divisi| Primo sì al "salvaimprese" - Live Sicilia

Crocetta-bis, Pd e Udc divisi| Primo sì al “salvaimprese”

Il governatore presenta all'Ars il nuovo esecutivo, che già scontenta molti deputati. Cracolici: "Questa giunta non va bene". Firetto: "Non ha la nostra legittimazione politica". Ma arriva il primo via libera al mega-mutuo per i pagamenti, con l'appoggio del centrodestra e il no dei grillini.

PALERMO – Il primo test per la zoppicante maggioranza di Crocetta è stato positivo. Ma è ancora presto per tirare un sospiro di sollievo. La commissione bilancio dell’Ars infatti ha approvato il ddl “salvaimprese”. Il disegno di legge che prevede l’accensione di un mutuo da un miliardo per il pagamento dei debiti nei confronti delle aziende creditrici nei confronti della Regione.

Contrari solo i due deputati grillini. Ma il testo è il frutto di un “compromesso” tra l’idea iniziale del governo e le proposte dell’opposizione. Di Forza Italia, in particolare che ha chiesto è ottenuto dal governo l’abbassamento del tasso di interesse da circa il 4% al 2,7%. “Una modifica – commenta il capogruppo dei berlusconiani, Marco Falcone – che consentirà ai siciliani di risparmiare circa 12 milioni l’anno di interessi”.

Il disegno di legge, che prevede come detto l’accensione di un mutuo da un miliardo, tra l’altro, era stato al centro delle polemiche e molto criticato da esponenti politici e associazioni di categoria. La Confindustria siciliana, infatti, aveva giudicato negativamente la scelta di coprire i costi del mutuo attraverso il mantenimento ai livelli massimi delle aliquote Irap e Irpef. Il governo, con un suo emendamento, si era impegnato ad abbassare le aliquote a partire dal 2015.

Stanotte però è passato un altro emendamento dell’opposizione. La proposta di Forza Italia prevedeva l’utilizzo delle economie (cioè delle somme risparmiate) registrate dal Tavolo tecnico per il Piano di rientro della Sanità, interamente per abbassare quelle aliquote. Così ecco il sì quasi unanime al ddl, che domani mattina approderà in Aula per essere incardinato.

Un’Aula attraversata, nel corso di tutta la seduta da polemiche e divisioni legate alla formazione della nuova giunta. Divisioni evidenti, a volte plateali. “Questo governo non va bene”, ha detto ad esempio Antonello Cracolici. “Il presidente Crocetta ha il diritto e il dovere di governare”, ha sottolineato il suo capogruppo, Baldo Gucciardi. E mentre il capogruppo dell’Udc Lillo Firetto precisava che questo governo “non aveva la nostra legittimazione politica”, il deputato centrista Nicola D’Agostino specificava come “questo governo ha una autorevole legittimazione politica”.

Nel giro di pochi minuti, insomma il caos di Sala d’Ercole è servito. Davanti a un nuovo governo che dovrebbe essere il frutto del “consolidamento” di una maggioranza che appare numericamente striminzita. Già molto vivace.

Le facce nuove di Nico Torrisi e Salvatore Callari, di Giuseppe Bruno ed Ezechia Reale, hanno fatto conoscenza con un’Aula dilaniata, lacerata. Attraversata da divisioni vecchie e nuove. Già, davanti a un Crocetta-bis che pare già precario, ecco che la maggioranza, almeno a Sala d’Ercole, svanisce. Si sgonfia. Tra le divisioni create proprio da quel rimpasto. Oggi, Rosario Crocetta può contare, con certezza, su meno di quaranta deputati. Nonostante un sì in commissione che deve essere letto più come un avvicinamento alle posizioni dell’opposizione che come una prova di solidità della maggioranza, appunto.

E per trovarsi senza maggioranza solida, questo governo ha scelto certamente il momento peggiore. Domani arriva in aula il salvaimprese. Quindi sarà il turno della Finanziaria-bis, con la quale invece il governo dovrà trovare i soldi per circa 20 mila stipendi. Cancellati dalla maxi-impugnativa del Commissario dello Stato. E dove sarà più complicato comporre le fratture.

L’intervento di Cracolici – assente stanotte in commissione bilancio, sostituito da Antonella Milazzo, certamente meno critica nei confronti del governo – in Aula in effetti è stato molto chiaro. E non promette nulla di buono: “Il cerchio magico attorno al governatore si è trasformato in un cerchio tragico. Incapace di cogliere il dissenso che cresce attorno alla rivoluzione del governatore. Oggi nasce il secondo governo che a differenza del primo, doveva avere l’ambizione di fare crescere una base parlamentare. E invece non è successo. Il presidente – prosegue Cracolici – vuole sottoscrivere un nuovo patto con le riforme. Ma con chi? Ormai non c’è più fiducia tra le forze politiche e all’interno delle stesse forze politiche. La fretta nel rimpasto è servita solo per mettere qualcuno di fronte al fatto compiuto. Questo è un metodo che non funziona. Questo governo non va bene”.

E il paradosso di un rimpasto “al ribasso” è evidente nel resto dell’intervento di Cracolici: “Ancora non ci siamo. Non solo per il profilo politico di questa giunta, ma anche per le lacerazioni che sta lasciando. Avevamo bisogno di maggiore coesione, altro che nuove divisioni. Mi trovo in una condizione paradossale in quest’Aula, non sapendo quale ruolo interpretare”. E il malessere di Cracolici, è anche quello di un’altra deputata della stessa area, Concetta Raia: “E’ desolante – ha dichiarato – vedere un’assemblea quasi vuota con una maggioranza non molto contenta di questo nuovo governo. C’è un’atmosfera surreale in questo momento tra chi dichiara che tutto va bene (il presidente della Regione ) e chi invece sostiene che è tutto fermo ormai da tempo (l’opposizione di centro destra). Non vi è dubbio alcuno che così com’è questo nuovo percorso di governo, che non ha una maggioranza parlamentare, rischia di perdersi per strada fra mille problemi e mille difficoltà”. E per scendere dalle parole ai numeri, il dissenso dei ‘cuperliani’ pesa per almeno otto, nove deputati. Nessun Aventino. Ma anche nessun sostegno. Ed è un problema. Che si aggiunge magari a qualche problema nei Drs, dove ad esempio, Marco Forzese non avrebbe gradito l’addio di Fiumefreddo alla giunta.

Problemi, dicevamo, che si aggiungono a quelli portati in dote dall’Udc. E ammessi dal capogruppo Firetto: “Il rimpasto ha provocato un ‘doppio esito’ nel mio gruppo parlamentare”. Per farla breve, mentre metà del gruppo, rappresentata dal deputato catanese Nicola D’Agostino, che prende la parola proprio dopo il capogruppo Firetto: (“Il presidente ha trovato una sintesi per affrontare questa crisi. E il governatore ha ricevuto anche un’autorevole legittimazione politica”) resta in maggioranza, l’altra metà della compagine centrista all’Ars non si rivede nel nuovo governo Crocetta. Si tratta dello stesso Firetto e dei deputati La Rocca Ruvolo, Dina e Turano. E sono altri quattro.

Tredici deputati, perduti in un colpo solo. Con un colpo di rimpasto. Che ricaccia il governo in una condizione persino peggiore rispetto a quella di inizio legislatura. Quando il governatore, per governare, si aggrappò alla suggestione del “Modello Sicilia”. Una sorta di alleanza “rivoluzionaria” con i grillini, che oggi appare lontana anni-luce. Il movimento cinque stelle ieri ha polemicamente lasciato l’Aula: “Abbiamo ascoltato– ha detto il capogruppo Cappello – 60 minuti di parole, annunci. Di cose non vere. Siamo passati dalla rivoluzione alla restaurazione. Se oggi si votasse la sfiducia, il presidente sarebbe sfiduciato”. Un no ribadito in commissione bilancio. Quando il governo ha incassato il sì al ddl pagamenti. Ma è presto per parlare di una maggioranza ritrovata.


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