PALERMO – Braccio di ferro sul terzo mandato per i sindaci dei comuni siciliani fino a 15000 abitanti. Il testo del disegno di legge, approvato in Commissione Affari Istituzionali, è pronto per il passaggio in aula ma rischia uno stop. Non solo per la contrarietà espressa dalla Lega e i dubbi del presidente Schifani ma anche per via di un parere confezionato del centro studi dell’Ars che ne sottolinea il rischio di incostituzionalità.
Le perplessità sul ddl
La probabilità di un’impugnativa da parte dello Stato sarebbe abbastanza elevata. La competenza esclusiva della Regione Sicilia sul tema di “regime degli enti locali e delle circoscrizioni r e in materia di “circoscrizioni, ordinamento e controllo degli enti locali”, come prevede lo Statuto Speciale, non può valicare i limiti i derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea e obblighi internazionali), la Regione deve muoversi nel rispetto della normativa statale espressiva delle norme fondamentali delle riforme economico sociali della Repubblica e dei principi generali dell’ordinamento giuridico. “Il ddl – si legge nel documento – desta perplessità di ordine costituzionale e pertanto potrebbe essere soggetta a censure da parte del Governo statale”.
Eletti a rischio
Uno scoglio che potrebbe essere superato soltanto davanti a specifiche ragioni i carattere locale tali da giustificare “una così evidente differenziazione rispetto alla normativa statale valevole per l’intero territorio nazionale e, quindi, consentirebbero alla Regione siciliana di adottare una normativa differente in tema di elettorato passivo per le elezioni alla carica di sindaco”. C’è poi una questione particolarmente scivolosa: i comuni siciliani fino a quindicimila abitanti rappresentano una gran parte, l’82,86 % ,della totalità degli enti territoriali in questione (circa 324 su complessivi 391, mentre i Comuni con popolazione fino a 5000 abitanti sono 211). “Di conseguenza, la deroga al divieto del terzo mandato consecutivo dei sindaci da eccezione, prevista per i soli piccoli Comuni sino a cinquemila abitanti, si trasformerebbe in regola”, mette nero su bianco il parere. Una dichiarazione di incostituzionalità a questo punto determinerebbe la decadenza dei sindaci eletti.
FdI non molla la presa
Argomentazioni che non convincono i meloniani, pronti a difendere a spada tratta il disegno di legge. “Il nostro auspicio è che l’aula approvi celermente il ddl sul terzo mandato dei sindaci nei Comuni siciliani fino ai 15.000 abitanti”, dice Giorgio Assenza, capogruppo di Fratelli d’Italia all’Ars. “È utile ricordare che questa proposta legislativa non è improvvisata all’ultimo momento, ma è sollecitata da anni dall’Anci e già nella scorsa legislatura venne approvata in Commissione”, aggiunge. Il deputato interviene anche sulla paventata incostituzionalità del disegno di legge. “Non si comprende in cosa consisterebbe l’invocato vincolo della legge dello Stato sull’elettorato passivo, se è vero che nel 2021 la Regione ha già elevato a 5 mila abitanti il limite per l’operatività del vincolo del terzo mandato, che il legislatore nazionale continua a fissare a tremila abitanti. Il disegno di legge si muove nel rigoroso rispetto del riparto di competenze tra Stato e Regione, valorizzando l’autonomia siciliana sul sistema elettorale dei Comuni che ha comportato che, nel lontano 1992, fosse proprio la Regione siciliana ad introdurre per prima la legge sull’elezione diretta dei sindaci anticipando la legislazione statale”.