Ars, che fine ha fatto l'opposizione? - Live Sicilia

Ars, che fine ha fatto l’opposizione?

La sensazione è che soprattutto Pd e M55 siano avvitati e chiusi a riccio in dinamiche d’aula

PALERMO – La prossima settimana i deputati torneranno in aula. L’obiettivo è dare una scossa all’attività parlamentare e governativa. Al netto delle tensioni che hanno interessato la maggioranza, c’è da chiedersi se l’opposizione inizierà davvero a farsi sentire. 

L’andazzo della legislatura sembra segnato dalla scena madre per eccellenza: le grandi manovre della Finanziaria. Lo spirito “parlamentarista” dell’assessore all’economia, Marco Falcone, tiene buoni i deputati coinvolti nella ripartizione dei finanziamenti (che non arriveranno per via dell’impugnativa di Roma), un goal per il governo che nei fatti indirizza questo primo scorcio di legislatura. Le opposizioni depotenziate e relegate al ruolo di spettatrici perdono il treno di uno scontro frontale con la maggioranza (con l’eccezione di qualche singolo deputato). La sensazione è che soprattutto Pd e M55 siano avvitati e chiusi a riccio in dinamiche d’aula. 

Eppur, qualcosa si muove, Ieri è tornato timidamente farsi sentire il Pd che chiede un intervento di Schifani su due provvedimenti rimasti al palo: i debiti fuori bilancio e la reintroduzione delle province. Che sia l’inizio di un nuovo corso? Vedremo. Ad oggi, il ruolo di perno dell’opposizione lo gioca prevalentemente Cateno De Luca ( e la sua truppa) che, c’è da credere, accendendo i riflettori su Taormina lancerà la scalata per Palazzo d’Orleans come fu per Messina giocandosi la carta del buon amministratore per fare il sindaco di Sicilia al prossimo giro. 

Il resto del Parlamento, invece, fatica a dettare l’agenda e gioca prevalentemente in difesa anche in fasi parecchio concitate per il governo che avrebbero consentito di sferrare un contropiede incuneandosi nelle spaccature dell’altro campo.  

Si pensi al cambio di delega per gli assessori meloniani dopo la bufera sul turismo. Tra le note dolenti si sussurra a voce bassa a Palazzo dei Normanni l’incapacità di portare fuori dall’aula battaglie che possano diventare di ampio respiro e venire sposate dai siciliani, sintomo di una stasi nel caso del Pd che cozza con la linea della nettezza della neosegretaria dem Elly Schlein. 

La solitudine delle opposizioni (con la maggioranza assente o indifferente) in aula quando si è sviscerato il tema dell’autonomia differenziata sembra sintomatica del fatto che i deputati non rappresentino nessuna minaccia per il governo (solido in termini numerici).

Paradossalmente, le accuse più dure sulla linea dell’esecutivo sono arrivate dall’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, nei fatti a pieno titolo fuori dal perimetro del governo. Chissà che ruolo giocherà alla luce della nuova fase politica Miccichè, lo capiremo presto probabilmente già alla ripresa dei lavori d’aula. 


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