CATANIA – “Per favore, non chiamatemi onorevole”. Salvo Giuffrida mette subito le mani avanti perché non intende fregiarsi di un titolo che ancora – tecnicamente – non gli appartiene. Anche se i giudici hanno già parlato. Nella giornata di ieri, infatti, il tribunale di Palermo ha sancito l’ineleggibilità all’Ars di Davide Vasta, parlamentare eletto in Sud chiama Nord (nonché sindaco di Riposto), dichiarandolo decaduto. La sentenza d’Appello conferma quanto deciso in primo grado, diventando immediatamente esecutiva anche in presenza del già annunciato ricorso in Cassazione. Tocca a Giuffrida, dunque.
“Non si tratta di scaramanzia”
“Non si tratta affatto di scaramanzia, mi creda” insiste ancora conversando con LiveSicilia. Parla in forza dell’esperienza acquisita all’interno del parlamento siciliano, che ha frequentato a cavallo di due legislature. “Il problema è che molti deputati non meritano di essere chiamati onorevoli, non ne sono degni: ma qui rischiamo di divagare”. Infatti. Il subentro all’Ars avverrà quando i legali di Giuffrida trasmetteranno agli uffici di Palazzo dei Normanni l’esito del ricorso che lui stesso aveva presentato in quanto primo dei non eletti alle scorse Regionali. A quel punto, si entrerà nel vivo delle questioni politiche. E non più giudiziarie. Perché è certo che il neoparlamentare non andrà a sedere tra i banchi del movimento di Cateno De Luca. Il resto è ancora da definire.
De Luca, addio
“I rapporti con ScN sono stati ninterrotti il 26 settembre 2022, da allora non sono stato più cercato” rivela. “Avevo dato la mia disponibilità ad organizzare il partito, ma nessuno si è fatto più sentire: probabilmente non mi ritenevano all’altezza” dice Giuffrida. “Credo che non puntassero sulla mia persona, immagino che mi volessero soltanto come portatore di voti. Pensi che De Luca – aggiunge – non venne mai a nessuno dei miei comizi, neanche nel mio paese (Tremestieri etneo, ndr), dove sono stato sindaco”. Capitolo chiuso, insomma.
Il ricorso di Santo Primavera
Salvo Giuffrida è entrato la prima volta all’Ars nel 2011, subentrando a Fausto Maria Fagone (coinvolto nell’inchiesta Iblis). Nel 2015, è stata la prematura dipartita di Lino Leanza a determinare il ritorno in aula. In attesa dell’ufficilializzazione, Giuffrida può tirare un doppio sospiro di sollievo. Non fosse altro perché anche il ricorso presentato da Santo Primavera (secondo dei non eletti in NcS) e che lo riguardava in prima persona, è stato dichiarato inammissibile. “Tecnicamente, non c’era dove appellarsi” sottolinea ancora. L’ex compagno di lista non è però d’accordo e ha annunciato nuove iniziative giudiziarie.
Gli altri casi
La griglia definitiva degli eletti all’Ars nel collegio catanese è ormai alle battute finali. A un anno e mezzo dal voto che ha dato il via l’attuale legislatura, sembrano in dirittura d’arrivo gli altri due ricorsi. In zona Cinque stelle si attende di sapere se a prendere più voti è stata la deputata in carica Martina Ardizzone o Lidia Adorno. Ben più scivolosa è la vicenda che si è abbattuta sui fratellitaliani (neologismo Treccani, nda). Anche Dario Daidone attende di sapere se i giudici d’appello daranno ancora una volta ragione a Carmelo Nicotra, primo dei non eletti avvistato nel frattempo in zona Lega. Nel mezzo c’è stato il caso del “salva ineleggibili”, emendamento criticato non soltanto dalle opposizioni e clamorosamente affossato dal voto segreto di Sala d’Ercole.