CALTANISSETTA – Assolto perché il fatto non sussiste. L’imprenditore Stefano Italiano esce pulito anche dal processo di appello. La Procura generale aveva impugnato la sentenza di non luogo a procedere emessa dal Tribunale per il presidente della cooperativa “Agroverde” di Gela.
Al dibattimento d’appello i magistrati hanno chiesto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale e sono stati risentiti testimoni e collaboratori di giustizia. Italiano era accusato di avere impiegato nella coopoerativa agricola soldi di provenienza illecita. Un’ipotesi di reato aggravata dall’articolo 7 e cioè quella prevista per chi favorisce la mafia. Nel processo di primo grado, l’imputato ne uscì indenne con la sentenza di improcedibilità. In secondo grado i testimoni citati dall’accusa e dall’avvocato della difesa, Flavio Sinatra, hanno dato una spiegazione alle provviste di denaro finite ai raggi X. Si trattava di nornali operazioni legate all’attività agricola della cooperativa. Per altro da una serie di intercettazioni emergeva, ha spiegato il legale, che la cooperativa Agroverde, in quegli anni, era vessata dalle organizzazioni criminali. Come dire, i ruoli di vittima e carnefice non erano e non sono compativili.
Italiano anni addietro denunciò e fece arrestare 12 persone che lo avevano sottoposto al pagamento del pizzo. Oggi può esultare: “Finalmente mi sento molto meglio e mi riapproprio della mia credibilità che era stata messa in discussione. Sono stati anni difficili soprattutto nel confronto con le istituzioni”. Ci sarebbero stati, dunque, dei ritardi nella realizzazione del megaimpianto fotovoltaico che Agroverde sta costruendo a Gela? “Certamente, spero a questo punto di potere chiudere le procedure del polo fotovoltaico, ma è evidente che tutto è stato rallentato”.