Assalto ai palazzi del potere - Live Sicilia

Assalto ai palazzi del potere

La manifestazione, organizzata dalla Cisl, ha ricevuto l'adesione di numerose associazioni, da Confindustria a Confartigianato, dalle Acli al Cna. E anche i prossimi giorni, tra scadenze e scioperi, si annunciano roventi.

La mobilitazione
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PALERMO – Una delle ultime adesioni è tra le più importanti. E in un certo senso, sorprendenti. Anche Confindustria Sicilia ha manifestato il proprio sostegno alla Cisl, nella marcia contro la malapolitica, gli sprechi, le clientele. Per carità, non si può certo interpretare questa partecipazione come un segnale di rottura nei confronti del governo, del quale l’associazione degli industriali è e resta uno sponsor convinto (con tanto di esponente, Linda Vancheri, in giunta), ma è certamente un segnale di disagio evidente. Di preoccupazione.

“In una fase di crisi senza precedenti – si legge in un comunicato dell’associazione – è necessario che la politica mostri uno spirito costruttivo e responsabile per adottare provvedimenti concreti capaci di accompagnare la Sicilia sulla strada dello sviluppo. Semplificazione amministrativa, marketing territoriale, taglio degli sprechi e politica industriale devono essere le parole d’ordine. Bisogna lavorare tutti insieme, ciascuno per le proprie competenze, per far fronte a questo momento di enorme difficoltà”.

Le risposte date dalla politica, fino a oggi, non convincono. Né a livello nazionale. Né a livello regionale. Né dal parlamento, né dal governo. Ma adesso le scadenze iniziano ad avvicinarsi pericolosamente. E al posto delle soluzioni, sembrano sorgere nuovi problemi. Il primo, e forse più grave: quello che riguarda i contratti dei precari degli enti locali, in scadenza il 31 dicembre. Due giorni fa i sindacati Cgi, Cisl e Uil hanno ascoltato le “insufficienti” rassicurazioni dell’assessore Valenti e hanno lasciato il tavolo promettendo, in caso di un nuovo buco nell’acqua martedì prossimo, uno sciopero. Mentre si attendono ancora in Aula i disegni di legge che diranno qualcosa di più sul passaggio dalle Province ai Liberi consorzi. E mentre si fa sempre più difficile l’approvazione in tempo utile del bilancio: l’esercizio provvisorio ormai è più di uno spettro. Tutte questioni da risolvere in meno di quaranta giorni.

Così, già stamattina, i palazzi del potere siciliano saranno accerchiati. Una manifestazione che si preannuncia imponente. Una settantina i pullman provenienti da tutta la Sicilia per sfilare sotto Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni. Una mobilitazione che segnerà necessariamente una cesura. Anche perché, oltre a Confindustria, hanno dato il loro sostegno all’iniziativa della  Cisl anche numerose associazioni che rappresentano le categorie produttive siciliane.

Hanno aderito infatti, tra gli altri, Confcooperative, Confartigianato, Acli, Cna, Confapi regionali. Poi il Coordinamento H fra le associazioni dei portatori di handicap; la onlus Jus Vitae che fa capo a padre Antonio Garau. Il Circolo Acli intitolato a padre Puglisi. Ancora, le associazioni Gruppo Sali, Conferenza Volontariato Giustizia della Sicilia, Zagara, Ideando, Auxilium e Apriti Cuore.

Categorie produttive, volontariato, associazioni. In tutto, circa 7mila persone, stando alle previsioni degli organizzatori, cingeranno d’assedio i Palazzi. Il segno di un’insofferenza che ormai sta permeando diversi strati della società siciliana. “Politica, istituzioni, forze sociali – l’invito del segretario generale Cisl Sicilia Maurizio Bernava – mettano al centro assieme, in Sicilia, i temi della crisi e di una rottura storica con la politica fatta di risse, poltrone, sprechi, gestione clientelare e affarista della spesa”.

La protesta prende le mosse dalla critica alle misure previste dalla legge di stabilità. Ma, appunto, si estende alla politica regionale. Secondo la Cisl, infatti, è necessario “legare alle rivendicazioni nazionali la forte richiesta al governo regionale e agli enti locali di scelte di razionalizzazione della spesa e lotta agli sprechi, per attenuare la tassazione che, con le addizionali, in Sicilia ha toccato livelli-record. Per decenni – ha aggiunto Bernava – milioni di euro sono stati risucchiati da sprechi, clientele, rendite, inefficienza, disorganizzazione. Ora serve un’inversione di rotta recuperando e dirottando risorse in favore del riequilibrio, della crescita, delle tutele sociali. Per questo è fondamentale il concorso di tutti: della politica, delle istituzioni. E delle forze sociali che, anch’esse, devono dare segnali di discontinuità e impegno innovativo e non rituale”.

Bisogna cambiare, quindi. E velocemente. La protesta di oggi, tra l’altro, oltre a rappresentare la più ampia mobilitazione delle forze sociali contro la politica e il governo regionale, a un anno dal suo insediamento, è anche l’inizio di una sfilza di mobilitazioni che incendieranno la Sicilia nei prossimi giorni.

Già lunedì, ad esempio, ecco la protesta dei lavoratori siciliani dei laboratori di analisi con sit- in davanti a tutte le Prefetture. La manifestazione è organizzata dalla Filcams Cgil Siclia che chiede alla Regione, in attesa della sentenza del Tar del Lazio sul tariffario Balduzzi, di “dare risposte ai lavoratori interessati. Garantire i livelli occupazionali – dicono Salvo Leonardi e Andrea Gattuso, della Filcams Sicilia- non graverebbe un euro in più sul bilancio regionale”.

Un settore, quello dei laboratori d’analisi, che coinvolge circa settemila lavoratori. Più o meno lo stesso numero dei lavoratori della formazione. Per loro, il giorno della protesta sarà quello di mercoledì, con i sindacati Ugl, Snals Confsal e “Unione lavoratori liberi della formazione professionale” che hanno annunciato la mobilitazione.

Ma il giorno prima, potrebbe esplodere la “bomba precari”. I sindacati confederali sono infatti attesi a un incontro col presidente della Regione Crocetta. Il governatore dovrà finalmente portare al tavolo dell’Unità di crisi qualcosa di concreto. Un disegno di legge, che indichi la strada. Una soluzione. Ma se fra tre giorni non arriverà nessuna indicazione precisa, le sigle sono pronte a tornare in piazza. Per difendere il futuro di circa 20 mila precari storici. Ai quali non è giunta alcuna risposta, da quei palazzi del potere che oggi saranno cinti d’assedio.


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