"Sono morto, la mia vita è finita" | L'assassino piange ma resta in cella - Live Sicilia

“Sono morto, la mia vita è finita” | L’assassino piange ma resta in cella

L'assassino Mario Di Fiore e il luogo del delitto

Mario Di Fiore, reo confesso dell'omicidio del benzinaio di piazza Lolli, si è presentato davanti al gip che ha deciso per l'arresto. “Sono distrutto per la vittima - ha aggiunto - e per i suoi figli”.

PALERMO – Resta in carcere perché potrebbe uccidere ancora. Con questa motivazione il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo ed emesso la custodia cautelare per Mario Di Fiore, reo confesso dell’omicidio del benzinaio di piazza Lolli.

“La mia via è finita, sono qui a vostra disposizione”. Di Fiore stamani ha pianto davanti al giudice che deve decidere se convalidare il suo fermo. “Sono distrutto per la vittima – ha aggiunto – per i suoi figli, quando ho saputo che era morto sono morto anche io”.

Il piccolo imprenditore edile, in cella da lunedì sera, ha pure abbozza una linea di difesa. Dopo avere visto il prezzo della benzina ed avere iniziato una discussione con Nicola Lombardo – ha raccontato – ha puntato la pistola contro il benzinaio. Non voleva sparare, però. Il suo gesto è stato un atto di sfida. Poi, avrebbe colto un gesto di reazione della vittima. Solo allora avrebbe fatto fuoco. Senza calcolare dove colpirlo e con la certezza, così ha sostenuto, di avere premuto il grilletto della 7.65 quando aveva Nicola Lombardo di fronte.

Il benzinaio è stato colpito di fianco alla milza, e cioè sembrerebbe quando stava per voltare le spalle all’assassino. È una questione decisiva per le sorti processuali dell’indagato. In questa fase, però, si doveva solo stabilire quale misura dovesse essergli applicata. Se dovesse o meno restare in carcere per garantire le esigenze cautelari. Il gip gip Daniela Cardamone ha ritenuto che c’è il rischio di reiterazione del reato.

Secondo il difensore di Di Fiore, l’avvocato Giuseppe Avarello, invece, erano sufficienti gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.

Stamani era emerso un altro piccolo giallo legato all’arma del delitto. Di Fiore ha detto di avere trovato la pistola trent’anni fa, durante la ristrutturazione di una casa in via Rosolino Pilo, in centro città. Era avvolta in un sacchetto di plastica, nascosta sotto il pavimento. Si tratta di un’arma che Di Fiore deteneva irregolarmente (a differenza di un’altra pistola e di un fucile che ha consegnato ai poliziotti della Mobile che lo hanno arrestato), ma il cui possesso era stato denunciato dal vecchio proprietario.

 


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