PALERMO – Falso l’incidente stradale, falsi i certificati, falsa soprattutto la morte. Era tutta una messinscena per incassare il premio di una polizia assicurativa. Difficile, però, riuscire fino in fondo a fare credere che una donna – giovane, viva e vegeta – fosse deceduta. Ci sono andati vicini, visto che sono stati scoperti solo dopo che erano stati liquidati 190 mila euro.
Il Tribunale di Palermo ha condannato Antonino Pace e Vicoria Maribel Pignatiello rispettivamente ad un anno e mezzo e un anno di reclusione per il reato di frode ai danni della Alleanza Toro Assicurazioni, a cui dovranno risarcire 100 mila euro. Si tratta di una provvisionale, il conteggio finale sarà stabilito in sede civile. La compagnia si era costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Massimo Motisi.
Nel maggio 2011 Pignatiello stipula due polizze negli uffici di via Empedocle Restivo. Pochi mesi dopo chiede la modifica contrattuale prima indicando come beneficiaria una lontana parente e poi il compagno, Antonino Pace.
Ed è proprio Pace a presentarsi, nel luglio 2012, alla compagnia per denunciare il decesso della donna. Allega alla pratica l’atto di morte, i certificati medici, quelli che attestavano l’intervento del 118. “Tutta documentazione sostanzialmente falsa”, hanno detto gli investigatori dell’Ufficio prevenzione generale della questura che bloccarono le operazioni bancarie di Pace.
I medici hanno disconosciuto la firma apposta sui certificati. Il funzionario dell’anagrafe comunale ha spiegato che l’atto di morte non era stato caricato nel sistema (e non poteva essere altrimenti). Infine la madre della finta morta ha candidamente ammesso che la figlia era al lavoro in un negozio di via Roma. Da qui la condanna dei due imputati.
L’esecuzione della pena è stata sospesa per entrambi. Nel caso di Pace, a una condizione: dovrà svolgere lavori pubblica utilità per mesi tre.