Atlantide, la posizione della difesa |"Confermare assoluzione per Ieni" - Live Sicilia

Atlantide, la posizione della difesa |”Confermare assoluzione per Ieni”

L'avvocato Enrico Trantino ritiene le ipotesi dell'accusa "destituite di fondamento".

il processo d'appello
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CATANIA – Maurizio “Nuccio” Ieni tra qualche giorno conoscerà il verdetto del processo d’Appello Atlantide che lo vede imputato dopo come “componente del clan Pillera”. In primo grado Ieni è stato assolto. Il difensore, l’avvocato Enrico Trantino, al termine della sua arringa dove ha smontato pezzo per pezzo la tesi accusatoria, ha chiesto la conferma ai giudici d’appello della sentenza assolutoria per il suo assistito. L’avvocato ha portato davanti alla Corte dichiarazioni di investigatori e anche di collaboratori di giustizia che dimostrerebbero che il clan Pillera dopo la scissione con la cosca Cappello, nel 1990, non esisterebbe più all’interno della mappa della criminalità organizzata catanese. “Sapevamo che il clan era in declino” – ha dichiarato il maresciallo Pica, uno degli investigatori chiave dell’inchiesta. Natale Di Raimondo – uno dei pentiti citati dal difensore – ha detto che non ha avuto notizie di Ieni dopo il 1996.

L’arringa si sofferma anche sulle dichiarazioni degli “intranei” all’organizzazione al centro del processo. In particolare Trantino – non mancando di evidenziare i profili di inattendibilità dei collaboratori – si sofferma su Roccella, ex confidente della Polizia. Il collaboratore è protagonista di diverse intercettazioni con altri esponenti criminali, ma l’avvocato sottolinea come si parli di traffico di droga e rapine, ma mai del ruolo del suo assistito. Solo con la fidanzata Roccella accenna ad un compito direttivo di Ieni.

Per il difensore l’apparato probatorio del processo di primo grado e anche i nuovi elementi emersi nel dibattimento dell’Appello è insufficiente a provare l’esistenza dell’associazione mafiosa così come chiede la normativa. E cioè non ci sono elementi di prova su alcuni punti cardine previsti dalla legge: “sull’esistenza di un’organizzazione con una determinazione di ruoli al suo interno”, “una mutua assistenza tra i sodali”, “l’accettazione di regole d’obbedienza”, “la definizione di obiettivi, il più delle volte coincidenti con la commissione di reati”.

Per Trantino le accuse nei confronti di Ieni per certi versi sarebbero “destituite di fondamento”. Che l’imputato sia stato un appartenente della criminalità organizzata lo ha confermato lo stesso Ieni durante il dibattimento di primo grado. Era il 24 novembre 2011. Ed è già una novità durante un processo per mafia. Ieni ha confessato il suo passato, ma ha dichiarato di aver cessato di parteciparvi alla sua scarcerazione avvenuta a inizio degli anni 90. Da oltre 26 anni. E’ lo stesso collaborante Viola (vertice del clan Pillera prima di pentirsi) a confermare lo scioglimento della cosca dopo la scissione con i Cappello. Il clan Pillera poi sarebbe diventato un marchio criminale – ricorda l’avvocato citando il collaboratore – per alcuni gruppi per accreditarsi a livello mafioso. L’avvocato, inoltre, ripercorre la registrazione realizzata dallo stesso Ieni dopo che ha saputo delle accuse che gli stava rivolgendo Toscano, diventato collaboratore di giustizia. L’imputato parla con un cugino di Toscano, che conferma che lui con la malavita ha finito da tempo. Per Trantino i reati contestati al suo assistito sono “inesistenti”. Mentre sono “evanescenti” gli elementi raccolti nel procedimento di secondo grado. Il processo, secondo il difensore, ha dimostrato un antitetico clima di “isolamento, autoemarginazione, indisponibilità al crimine” dello Ieni, che collide con l’idea di coinvolgimento in un’associazione.

 

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