Il tubo, la benzina, l'esplosione | Ecco l'attentatore di Casa Marbrisa - Live Sicilia

Il tubo, la benzina, l’esplosione | Ecco l’attentatore di Casa Marbrisa

Le immagini dei carabinieri, che vi mostriamo in esclusiva, svelano il volto dell'uomo che appiccò le fiamme al negozio di tessuti nel centro di Palermo. C'è anche il mistero di una coppia inquadrata dalle telecamere un anno prima dell'incendio. I due episodi, secondo gli inquirenti, potrebbero essere collegati.

PALERMO – É la notte del 3 ottobre 2013. Un uomo arriva al civico 6 di via Nicolò Garzilli. Dieci minuti dopo le tre. Armeggia qualche minuto davanti alla saracinesca del negozio Casa Marbrisa. Si allontana. Poi, le fiamme devastano la boutique di tessuti nel centro di Palermo. Eccolo il video che immortala l’attentato. E non è l’unico filmato al vaglio dei carabinieri. Un anno prima qualcun altro si era avvicinato con fare sospetto al negozio che nel frattempo ha riaperto i battenti. Coincidenza? Era una coppia davvero solo interessata ai bei tessuti del negozio?

Torniamo al 3 ottobre scorso. L’uomo si avvicina al negozio. Indossa un cappellino. E ha in mano un tubo. Lo infila sotto la vetrina e si allontana. Poi torna con un sacchetto di carta. Lo cosparge di benzina. Appicca le fiamme. Il primo tentativo fallisce. Il cerino si spegne. Torna all’assalto pochi istanti dopo. Stavolta riesce nel suo intento. Nelle immagini si vede l’esplosione che illumina la notte nella strada del centro città. Risultato: locale distrutto e danni per settanta mila euro.

È certo che l’attentatore ha fatto tutto da solo. Almeno nella fase esecutiva. Non si sa ancora, però, se un complice lo stesse aspettando per aiutarlo nella fuga. Ci sono le sue immagini, ma non il colpevole. L’uomo non è stato identificato. Almeno non ancora, dicono gli investigatori.

Rosalina Girone, la titolare del negozio, ha detto di non avere mai ricevuto richieste estorsive. Nessuna minaccia che potesse fare presagire il peggio. Ecco perché è certa che la mafia non c’entri. Nessuna pista viene esclusa neppure quella dell’attentato maturato nell’ambiente professionale. Da alcune settimana i locali sono stati rinnovati e riempiti di stoffe colorate e tessuti ricercati. “Ho messo anima e corpo nella ristrutturazione di questa attività – ha spiegato la Girone -, rappresenta la mia vita. Mi sono rimboccata le maniche e ho cercato in ogni modo di non mollare, di non buttarmi giù. Non sono un’eroina o un modello da seguire – ha detto il giorno della riapertura -. Sto ricominciando piano piano e penso che questo lo farebbero tutti. Palermo merita questo genere di reazioni, non ci si può tirare indietro e farsi inibire da certe cose. Si deve andare avanti con grande entusiasmo, più forti e decisi di prima”.

“Non so ancora di che natura possa essere l’intimidazione. Le indagini faranno il loro corso, attendiamo fiduciosi”, puntualizzava. E la svolta investigativa potrebbe arrivare dalle immagini dell’attentatore e da quelle che ritraggono una coppia. Al vaglio degli inquirenti c’è pure un altro filmato.

Alle 22 e 59 del 25 luglio 2012, un anno e due mesi prima dell’attentato, le telecamere inquadrano due persone che arrivano in sella ad uno scooter. L’uomo che indossa un casco bianco si avvicina alla saracinesca di via Carducci. Pochi stanti dopo scende dal motorino una ragazza che guarda l’esposizione su via Garzilli. È la vetrina che prenderà fuoco un anno dopo. I due parlottano, risalgono in moto e vanno via. Era solo una delle tante coppie che ammira le vetrina di un negozio che si è conquistato la fiducia di tanti clienti? I carabinieri del comando provinciale di Palermo sono al lavoro anche su questo fronte. Potrebbe esserci un collegamento fra i due episodi.


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