Undici settembre: il manager sopravvissuto che diventò sceriffo - Live Sicilia

Undici settembre: il manager sopravvissuto che diventò sceriffo

Storia del siciliano Benny Chiara, che si salvò dall'attentato e cambiò vita per dare la caccia agli attentatori

CATANIA – Lui e i suoi colleghi fanno il compleanno l’undici di settembre, dicono. Perché quel giorno del 2001 sono nati una seconda volta. Benito “Benny” Chiara Junior quel giorno avrebbe dovuto lavorare al World Trade Center e si salvò. Da allora la vita di Benny Chiara, 51 anni e originario di Nissoria, in provincia di Enna, ha preso un’altra direzione, segnata anche dai terribili attentati terroristici a cui scampò per caso.

Windows on the world

Nel settembre 2001 Benny Chiara ha trent’anni ed è il più giovane manager all’interno del World Trade Center. Il suo mondo è il Windows on the world, uno dei più eleganti centri congressi di Manhattan con annesso ristorante: “Si trovava al 106mo e 107mo piano della torre nord, e ci venivano tutti i capi di stato di passaggio a New York – racconta Chiara – dato che da lì si poteva avere una delle viste migliori sulla città”. Chiara dirige 150 dipendenti e ci trascorre dalle 12 alle 14 ore al giorno, tutti i giorni, senza mai prendersi un giorno libero.

L’essere un manager consente a Chiara di avere un ufficio personale con chiave, cosa che nel Wtc può avvenire solo dopo uno screening di sicurezza da parte della Port Authority di New York. “Quella chiave non era replicabile – racconta – e insieme a un fermacarte realizzato per gli uffici di direzione e a un blocco intestato sono gli unici oggetti rimasti di quel lavoro. Per me sono dei cimeli e dei portafortuna, li guardo ogni anno per ricordarmi la fortuna di essere ancora qui”.

I cimeli del World Trade Center di Benny Chiara

Impegni

La mattina dell’undici settembre, Chiara ricorda di avere delle cose da fare e decide di non andare subito nel suo ufficio nella torre nord: “Non so neanche io perché scelsi proprio quel giorno – dice – ma di fatto per pura casualità non andai in ufficio di buon mattino come sempre”. Quando, affacciandosi da casa sua a Roosvelt Island, dà un’occhiata verso le due torri, Chiara nota un pennacchio di fumo alzarsi dalla torre sud: “Ho pensato che fosse un elicottero da turismo che si era avvicinato troppo e ho chiamato subito i miei genitori, in Sicilia, per rassicurarli. Poi ho badato ad altro, e poco dopo ho controllato la segreteria e ho visto che aveva la memoria intasata: tantissime persone mi avevano chiamato nel giro di pochi minuti, e quando ho capito cosa stesse davvero succedendo sono rimasto sotto shock”.

Insieme a Benny Chiara, anche altre persone di Windows of the world si sono salvate per motivi inspiegabili. Lo chef Michael Lomonaco, che lavorava nel ristorante della struttura, aveva bisogno di occhiali nuovi, e anche grazie all’insistenza di Chiara quel mattino era andato dall’oculista prima di aprire la sua cucina, scampando in questo modo al crollo della torre nord. Un altro collega era in ritardo perché la moglie non gli aveva stirato la camicia portafortuna, e il tempo di rimettere in ordine quella camicia è bastato per perdere l’autobus e non arrivare dentro il Wtc prima che iniziasse il caos. “Ci sono tantissime storie così – dice Benny Chiara – per questo diciamo che l’undici settempre è il nostro compleanno. È stato come ripartire.”

Dopo

Seguono, per Chiara, mesi durissimi. In cui, giorno dopo giorno, deve partecipare a servizi di commemorazione per il suo staff, in gran parte disperso o morto nel crollo delle torri. E in cui si affaccia dalla sua casa e non vede più le torri del World Trade Center, una mancanza che continua a rinfocolare il dolore. Per questo, pochi mesi dopo gli attentati, Chiara prende la decisione di trasferirsi in Florida. “Non potevo vedere New York senza le torri, e poi volevo fare qualcosa, per questo entrai in Accademia e diventai sceriffo, secondo del mio corso su trentamila candidati”.

Un newyorkese di origini siciliane che indossa la divisa, non esattamente l’ultimo degli sprovveduti: “Volevo fare tutto quello che potevo, e sapevo che alcuni dei dirottatori si erano addestrati al volo in un centro in Florida, a mezz’ora da casa mia. Ma non arrivai mai a intercettare nessuno legato agli attentati, e a dire il vero mi chiedo cosa avrei fatto se ci fossi riuscito”.

Una vita in mezzo alla delinquenza, e l’arrivo della consapevolezza, quella che la vendetta non avrebbe riportato indietro le lancette del tempo. Arriva quindi il terzo tempo della vita di Benny Chiara, che decide di lasciare la divisa ed entrare nel settore della gestione e investimento immobiliare. “Sono rimasto in Florida, però. Ancora oggi ripensare a quegli avvenimenti mi commuove, ma New York senza il World Trade Center è un capitolo di un’altra vita. Non voglio dovermi misurare ogni giorno con quei ricordi”.


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