Diciotti, quei bimbi come scheletri | "La gamba come il mio polso" FOTO - Live Sicilia

Diciotti, quei bimbi come scheletri | “La gamba come il mio polso” FOTO

Foto di Nino Musca, segretario dei Giovani democratici di Palermo

L'Onu: "Fate scendere i migranti". Il deputato Magi: "Sbarco dei minori autorizzato su Facebook"

La nave ormeggiata a Catania
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CATANIA – L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) “esortano il governo italiano a consentire ai rifugiati e migranti salvati a bordo della nave costiera italiana Diciotti a sbarcare”. “Accogliamo con favore gli sforzi compiuti dalla Guardia Costiera italiana nel salvare la vita di questi uomini, donne e bambini, ma è necessaria una risoluzione urgente a questa impasse – afferma Roland Schilling, vice Rappresentante regionale dell’Unhcr a Roma – Molti tra coloro che sono a bordo potrebbero aver bisogno di protezione internazionale e hanno già affrontato esperienze incredibilmente traumatiche”. Pur accogliendo con favore la decisione dell’Italia di consentire lo sbarco ad alcune delle persone più vulnerabili, – osservano le due organizzazioni – resta fondamentale consentire a tutti coloro che rimangono sulla nave di sbarcare in quanto i loro bisogni umanitari non possono essere pienamente soddisfatti a bordo. “I migranti che arrivano dalla Libia – aggiungono – sono spesso vittime di violenze, abusi e torture, le loro vulnerabilità dovrebbero essere tempestivamente e adeguatamente identificate e affrontate” ha aggiunto Federico Soda, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’OIM e Capo di Missione per l’Italia e Malta. “Mentre il numero di persone che arrivano in Europa via mare – sottolineano – è diminuito drasticamente, più di 1.500 persone sono morte nel Mar Mediterraneo solo quest’anno. Senza meccanismi di sbarco tempestivi e prevedibili insieme a forti dimostrazioni di solidarietà per le persone soccorse, potrebbero esserci dei ritardi nel rispondere alle richieste di soccorso mettendo potenzialmente a repentaglio la sacralità del principio del salvataggio in mare. La solidarietà, il sostegno e la collaborazione europei sono diventati più importanti che mai”. Negli ultimi mesi, l’Unhcr e l’Oim hanno chiesto un accordo regionale per il salvataggio e lo sbarco delle persone in difficoltà nel Mar Mediterraneo. 

VIAGGIO SULLA DICIOTTI, LE IMMAGINI DALLA NAVE – FOTOGALLERY

Malumore, frustrazione e delusione, intanto, sono i sentimenti maggiormente diffusi tra i 150 migranti sulla nave della guardia costiera ormeggiata da tre giorni nel molo di Levante del porto di Catania. Quando ieri sera sono scesi i 27 minorenni non accompagnati hanno sperato che fosse arrivato anche il momento di sbarcare anche per loro. Ma quando la passerella è stata ritirata l’amarezza è stata tanta. A raccontare gli stati d’animo di “persone che hanno iniziato a fuggire da fame, guerre e persecuzioni da più anni”, e che vedono bloccata la fine del loro ‘viaggio dalla speranza’ a poche decine di centimetri dalla ‘nuova vita’ è Federica Montisanti di Intersos, presente su nave Diciotti nell’ambito di un progetto dell’Unicef. E’ stanca anche lei, provata dal lungo viaggio e stremata dall’attesa, ma ha rifiuto il cambio a bordo del pattugliatore della guardia costiera per conto della Ong perché vuole rimanere “fino a quando non saranno scesi tutti”. E teme tempi lunghi. “Sono sfiduciati – spiega – e vedere persone che conoscono li aiuta, con ‘volti’ nuovi sarebbe più difficile”. Li aiuta molto la loro fede. Pregano molto. I più numerosi sono eritrei e sono cristiani ortodossi. “Ieri – racconta la volontaria di Intersos – era la ricorrenza di una festività di cristiani ortodossi che prevede di bere del tè alla fine della funzione. La bevanda è stata distribuita a tutti i presenti anche ai musulmani e ai cattolici protestanti. La fede li aiuta molti, ma la speranza sembra stia per finire”.

A bordo, spiega Montisanti, “il tempo passa lentamente ed è difficile spiegare ai migranti, che voglio scendere il prima possibile, perché non li fanno sbarcare. C’è stato un forte abbassamento dell’umore, che sfiora la depressione, nonostante il grande lavoro del personale a bordo, a partire dalla guardia costiera”. Un esempio esplicita il quadro delle emozioni dei migranti della Diciotti: “Quando il gruppo antirazzista ha organizzato un’iniziativa nei loro confronti con un gommone – rivela Federica Montisanti – l’hanno seguita quasi con disinteresse. Vogliono scendere e hanno paura che ciò che non avvenga”.

“E’ eversivo il modo in cui si comporta il governo. Per non parlare delle condizioni di lavoro in cui sono messi poi gli uomini della Guardia costiera…”. Lo ha detto il deputato di Più Europa Riccardo Magi al termine della sua visita a bordo della Diciotti su cui oggi sono saliti anche i senatori del Pd Davide Faraone e Carmelo Miceli, oltre che l’eurodeputata Michela Giuffrida, la parlamentare di Leu Laura Boldrini e il presidente della commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana Claudio Fava. “Questa vicenda – ha aggiunto – nasce qui a Catania con l’indicazione di un porto di sbarco da parte di un ministero e la negazione dell’autorizzazione allo sbarco da parte di un altro. Normalmente questa situazione non si è mai verificata perché indicare un porto di sbarco significa contestualmente autorizzate allo sbarco. Questa é una modalità non solo anomala, ma a mio modo di vedere eversiva”. “Ho chiesto conferma al comandante: tutto è avvenuto – ha aggiunto Magi – senza documentazione scritta ma attraverso Facebook, così come attraverso Facebook è arrivata l’autorizzazione allo sbarco dei minori non accompagnati. Si tratta di modalità non formali”.

Magi ha poi rivelato che i migranti a bordo della Diciotti si chiedono: “Ma insomma. Che succede? Perché non ci fanno scendere?”. Il deputato di Più Europa ha inoltre rivelato il contenuto di un dialogo avuto con un migrante eritreo: “Quando partite sapete qual è la situazione in Libia. Però partite lo stesso”, ha detto Magi rivolgendosi al migrante. La risposta è stata secca: “Ma tu sai qual è la situazione in Eritrea? Fare il servizio militare è come la schiavitù”.

“Abbiamo accolto 27 scheletrini, il più magro sarà stato un po’ più basso di me e sarà pesato una trentina di chili, la gamba con lo stesso diametro del mio polso. Abbiamo accolto 27 scheletrini, uno era tutto e solo orecchie. Abbiamo accolto 27 scheletrini, uno non riusciva a camminare perché era pieno di dolori. Abbiamo accolto 27 scheletrini, tre avevano delle bende lerce al polso, al piede e al braccio sparato. Abbiamo accolto 27 scheletrini, comprese due splendide fanciulle”. E’ la testimonianza di un’operatrice – pubblicata da Terre des Hommes – presente ieri sera al porto di Catania allo sbarco dei 27 minori dalla nave Diciotti. 

“Mentre li guardavo, seduti a terra e delimitati da transenne, mi sentivo la ricca e bianca signora europea che si reca la domenica pomeriggio allo zoo umano, così, per vedere l’effetto che fa”, prosegue. “Il mio è un lavoro fatto di parole, come gli essere umani – spiega l’operatrice di TdH -. Ieri sera eravamo in grosse difficoltà con la lingua, i fanciulli erano tutti eritrei tranne una ragazzina somala. Il mediatore non era potuto essere presente. A volte non restava che guardarci, domandarci con gli occhi ‘Ma quindi come va, come ti senti?’. ‘Ma tu chi sei? Perché mi guardi? Che vorresti dirmi?'”. “E mentre ci scambiavamo questi sguardi – conclude – io pensavo, a dispetto della incredibile magrezza, della scabbia, delle orecchie a sventola, dei capelli arruffati di salsedine, delle bende lerce, del braccio sparato… pensavo che erano proprio belli. Mi ripetevo questo, ‘Che belli che siete’, e posso solo immaginare la mia faccia inebetita di fronte a tanta resilienza e, soprattutto, al permanere della capacità di fidarsi dell’altro”.

(ANSA)


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