Da sabato prossimo le strade di Palermo saranno invase per la prima volta dai colori arcobaleno del Gay Pride. E quelli di Giovane Italia, il movimento giovanile del Popolo delle Libertà (ex Azione giovani), tengono a precisare la loro contrarietà nei confronti di un avvenimento che non condividono. Lo fanno attraverso un netto comunicato stampa, firmato da Nino Costa, presidente provinciale di Giovane Italia.
Costa, quali sono quelle manifestazioni di “volgare esibizionismo sessuale”, alle quali fate riferimento nella nota che avete diffuso?
“Noi ci riferiamo a ciò che è avvenuto negli anni passati in altre città. In quelle occasioni si sono visti sfilare per le vie alcuni carri con sopra persone mezze nude. Non ci rivolgiamo a chi manifesta liberamente e in modo tranquillo, ma a chi mette in pratica quelli che secondo noi sono atti osceni in luogo pubblico. Basta cercare su Google Image per vedere in cosa sono consistite quelle sfilate. Se poi nella manifestazione di Palermo non ci saranno comportamenti del genere, allora tanto meglio”.
Voi vi lamentate dell’uso del termine “omofobia”, considerandolo “abusato e ambiguo”. In che senso?
“Non si può tacciare chiunque non sia d’accordo con le rivendicazioni del popolo gay come omofobo. Il termine “omofobia” si riferisce ad una vera e propria patologia. E ricorrendo a quella parola si fa un atto di intolleranza nei confronti di chi non sia d’accordo con le istanze del mondo gay”.
Come preferireste essere appellati?
“In nessun modo particolare. Noi crediamo solamente che alcune rivendicazioni non siano accettabili”.
Quali sono, appunto, le rivendicazioni avanzate dai movimenti omosessuali, che non vi trovano d’accordo?
“Sono essenzialmente due. Prima di tutto non crediamo che la strada giusta da perseguire sia quella dei matrimoni tra gay. Poi non siamo d’accordo sul fatto che alle coppie gay sia consentito adottare dei bambini”.
È di alcuni giorni fa la notizia del primo “matrimonio gay” in Sicilia, nella chiesa Valdese di Trapani.
“Sono già cose avvenute in altre città. Il fatto è che comunque questi matrimoni non hanno alcuna valenza giuridica”.
In Italia anni fa si era pensato di riconoscere le unioni di fatto anche tra persone dello stesso sesso, con contratti di diritto privato. Lasciando fuori la religione.
“Siamo contrari anche a quelli che erano i Pacs. Il riconoscimento delle unioni di fatto aprirebbe la strada al matrimonio tra gay. Sarebbe come avviare un percorso”.
Avete intenzione di organizzare a Palermo delle iniziative che facciano da contraltare al Gay Pride?
“Non abbiamo in programma alcun tipo di corteo o manifestazione. Quella che noi stiamo iniziando è un’opera di sensibilizzazione sulle nostre tematiche, anche attraverso Facebook. Nel frattempo stiamo operando attraverso il volantinaggio, per affermare che ‘C’è chi dice no’ al Gay Pride palermitano”.