CATANIA – “L’università di Catania ci riporta indietro di vent’anni. Così ci sentiamo sempre giovani”. I componenti del Comitato popolare Antico Corso sono di nuovo accanto all’ex cinema Esperia, in via Plebiscito. Oggi lì c’è uno spazio dell’ateneo, vent’anni fa c’era il Centro popolare occupato Experia. Oggi la protesta riguarda la costruzione di aule per 1200 studenti sulla vicina collina della Purità. Vent’anni fa pure. “Siamo tornati indietro nel tempo“, commentano gli attivisti di oggi, che c’erano anche allora. Il progetto si trova nel Programma triennale delle opere pubbliche che il consiglio di amministrazione dell’ateneo ha approvato a dicembre 2020: sul piatto ci sono, intanto, 700mila euro.
“L’area della collina della Purità è una delle più interessanti dell’Antico corso”, comincia Salvo Castro, presidente del comitato popolare e animatore di un’assemblea pubblica di fronte al cancello del giardino dell’ex Experia. “Già molti anni fa era stata segnalata l’importanza archeologica di quest’area, ci fu trovata dentro una domus romana – prosegue Castro – ed era uno scavo solo in una piccola area. All’inizio degli anni Duemila il pensiero di cementificare questa per aggiungere aule per la facoltà di Giurisprudenza aveva sollevato parecchie obiezioni: c’erano state interrogazioni al parlamento nazionale ed europeo”.
E poi c’era stato l’esposto in procura degli attivisti, residenti e ambientalisti. I lavori erano stati bloccati prima ancora dell’inizio delle costruzioni e la collina della Purità era rimasta quasi intatta, con il suo carico di storia sotto alla terra. “Gli interventi devono essere progettati in base ai bisogni: davvero l’ateneo ha bisogno di costruire ancora?”. La risposta, in anni di perdita di iscritti e di didattica integrata, per chi combatte contro l’edificazione di via Purità è scontata.
“Noi abbiamo avviato proficue collaborazioni con l’università – ricorda Elvira Tomarchio, anche lei componente del comitato – Abbiamo lavorato insieme all’ateneo per uno scavo dedicato agli studenti di Archeologia, proprio in via Biblioteca. Abbiamo dimostrato che possiamo collaborare, con l’intento di rispettare il nostro passato, e riappropriarci, come cittadini, delle nostre origini”. Del resto, parte dell’Antico corso è anche area di competenza del Parco archeologico di Catania. “A maggior ragione – commenta Tomarchio – ogni cosa dovrebbe potere essere fruibile da tutti i cittadini, per costruire su queste basi il nostro futuro”. Cioè: condivisione con il territorio e nessun nuovo consumo di suolo. “L’università – attacca Pippo Lanza, altro componente del comitato – deve ricordare che in questo quartiere è ospite, non è proprietaria”.
“Ci diranno che quest’area, così come si trova, è lasciata al degrado. Ci diranno che il progetto è molto bello, che gli scavi sarà possibile vederli, che saranno tutelati: non possiamo cedere al ricatto del degrado“, interviene Matteo Iannitti dei Siciliani giovani, la testata che per prima ha dato la notizia dei sopralluoghi alla Purità. “Per godere del patrimonio catanese, non dobbiamo costruirci qualcosa sopra – conclude Iannitti – Vogliamo un parco archeologico attrezzato e per questo dovremo combattere”.