Autodenuncia Ncd: Roma ci rapina |Ma tra chi comanda c'è pure Alfano - Live Sicilia

Autodenuncia Ncd: Roma ci rapina |Ma tra chi comanda c’è pure Alfano

In un comunicato gli alfaniani siciliani accusano Crocetta di fare il "palo" alla rapina ai danni della Sicilia del governo Renzi. Di cui fa parte lo stesso Nuovo centrodestra. Un episodio emblematico del cortocircuito tra la classe politica siciliana e i partiti romani, Pd incluso.

La polemica
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PALERMO – Quando il comunicato stampa arriva alla mail di redazione, una certa incredulità pervade il cronista. Il tema è quello della rinuncia ai contenziosi, sviluppato ieri mattina da Accursio Sabella. Il titolo e il mittente, però fanno un certo effetto. “Ncd, pronunciamento Consulta su Accise, il governo nazionale ci rapina e Crocetta fa il palo!” si legge nell’oggetto della mail degli alfaniani. Dunque, il governo nazionale ci rapina, denuncia Ncd. O meglio, sarebbe il caso di parlare di autodenuncia, visto che Ncd siede al governo nazionale. Se non è schizofrenia politica, poco ci manca.

Ecco il testo della nota: “L’amico del giaguaro ha colpito ancora!”, così il deputato regionale Ncd Vincenzo Vinciullo stigmatizza l’operato del presidente della Regione Rosario Crocetta, il quale aveva già sottoscritto da tempo, col governo nazionale, la rinuncia e il ritiro da tutti i contenziosi con lo Stato, dopo aver appreso del riconoscimento espresso dalla Consulta del diritto della Sicilia a riscuotere le accise su energia e carburanti. Il vicepresidente vicario della commissione Bilancio, ha espresso “la rabbia legittima dei siciliani”, dichiarazione cui si uniscono capogruppo, Nino D’Asero, e deputati Ncd in Ars “per l’ennesimo scippo ai danni dell’Isola: stavolta, si tratta di quasi mezzo miliardo di euro ma la base dell’indignazione – conclude la voce del Ncd all’Ars – sta nel fatto che Crocetta ha fatto più che il palo durante questa rapina; ed è anche stato celere come non mai nel correre a Roma a firmare un patto scellerato, ben sapendo che la Corte costituzionale si sarebbe prima o poi espressa in modo positivo per l’Isola. Le conseguenze, le tirino i cittadini!”.

Un comunicato accorato e corale, insomma, dal quale si evince che, secondo gli alfaniani siciliani, Crocetta sarebbe stato complice (nelle vesti di “palo”) di una “rapina” commessa dal governo nazionale, ed ergo dagli alfaniani “romani” che del governo Renzi (e dei due precedenti, protagonisti anch’essi della famosa “rapina”) sono colonne portanti, da alleati del Pd che qui a Palermo invece Ncd osteggia. Lo stesso Ncd che a Roma fa gruppo comune con l’Udc (si chiama Area popolare) e che in Sicilia fa opposizione all’Udc (al governo con Crocetta e il Pd), mentre sui territori Ncd e Udc vanno insieme alle amministrative, magari in coalizione col Pd come ad Agrigento. Tutto chiaro, no? Chissà che cosa ne pensa Alfano…

Una storiella emblematica dei rapporti schizofrenici tra Roma e le periferie all’interno dei fragili partiti dei nostri tempi. Se i seguaci siciliani di Alfano danno del rapinatore ai governi di Alfano, la musica non cambia troppo altrove: basti pensare al presidente della Regione del Pd che a giorni alterni accusa il governo nazionale del Pd e il partito stesso di remare contro la Sicilia. Un cortocircuito totale quello tra le segreterie romane dei partiti e la Sicilia. Che ai partiti nazionali porta per lo più grattacapi e imbarazzi. Basta pensare alla surreale vicenda delle primarie di Agrigento o al caso di Mirello Crisafulli a Enna. Ma in fondo è lo stesso rapporto tra le Istituzioni nazionali e quelle regionali a essere ormai caratterizzato da tempo da un elevato livello di conflittualità. Dal quale emerge, con rare eccezioni, una evidente debolezza della classe politica siciliana rispetto agli organi centrali dei propri partiti. E se per anni, la disattenzione delle Istituzioni centrali si è consumata nella distrazione di massa degli eletti siciliani a Roma, i famosi ascari bersagliati dalla propaganda autonomista di Raffaele Lombardo, oggi la politica siciliana batte un colpo quando ormai i buoi sono scappati dalla stalla. E non resta che abbaiare alla luna.


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