Io l’undici settembre di dieci anni fa studiavo storia su un corpulento manuale bianco e rosso. Ero serena: l’aria era fresca, il cielo di quell’azzurro settembrino e siciliano, che fa invidia al mondo. La finestra socchiusa, le persiane completamente sollevate, in sottofondo, la tv, con le repliche rimacinate di “Non è la Rai”. La tavola era ancora imbandita, ma di resti, perchè il pranzo lo avevo terminato da un pezzo. Mi trastullavo nella pigrizia degli universitari alla vigilia di un esame. Mi croggiolavo in quel non senso del dovere che ti permette di sbocconcellare il cibo, dalle 13 fino a pomeriggio inoltrato, immersa in un disordine perfetto. Leggevo con gli occhi annacquati un corso monografico su Benito Mussolini e ripetevo a me stessa che forse il Duce non era poi così terribile. O forse, molto più semplicemente, l’autore del libro doveva essere un tizio assai di parte.
Con il tempo mi resi conto che era vera la seconda opzione. “Il Duce bonificò le paludi pontine. Le amava al punto che, è opinione di molti nella zona, il suo spirito pare vaghi nella zona”. Leggevo questo immaginifico capoverso, quando dalla tv sento uscire la bomba che sarebbe risuonata nelle orecchie mie e del resto del mondo, chissà per quanto tempo. Non mi resi conto della gravità dei fatti e non penso fosse una giustificazione il fatto che avevo “solo” vent’anni. Mi piaceva la storia, ma quella vecchia, quella impolverata tra le pagine dei libri di scuola. La storia moderna, quella che si coniugava con i nome di Bin Laden, Al Qaeda, terrorismo internazionale e chissà cos’altro, la ignoravo quasi del tutto.
In quel momento mi sentii semplicemente in colpa. Non perchè migliaia di persone morivano come formiche schiacciate da un piede capriccioso, mentre io mi permettevo il lusso di studiare e con un’occhio distarmi con le repliche di un programmino idiota. Non per quello. Mi sentii in colpa per la mia ignoranza. Il mondo, in quell’istante, crollava e io quasi ne sconoscevo le cause. Quel giorno compresi che l’ignoranza è il male peggiore per gli uomini. Compresi che è madre indiscussa della cattiveria ed ho avuto paura Se ignori non potrai essere migliore. Se ignori non potrai cambiare, in meglio, te stesso, né il pezzo di mondo che hai in comodato d’uso. Sono passati dieci anni e in questo tempo ho almeno imparato, non fosse che per mestiere, a tenermi aggiornata, giorno per giorno. E a non guardare più le repliche di “Non è la Rai”. In fin dei conti penso che questo sia già qualcosa.