Non è vero che l’amore è sempre impotente. Può fare miracoli, quando la tenacia incontra la sensibilità. Dalla Sicilia, in tempi orrendi, in cui i bambini vengono massacrati, arriva la storia di una bambina. E di un miracolo.
La riassume un comunicato della Regione: “Desideriamo esprimere la più profonda gratitudine per la professionalità e l’umanità dimostrate nei nostri confronti. Ci siamo davvero sentiti come in una grande famiglia, a cui potevamo chiedere qualsiasi cosa per la nostra bambina. Non ci dimenticheremo mai di voi. Grazie di cuore”.
È il messaggio con cui Abdullah Alizada e Khatima Noori, i genitori della piccola Ayeda, la bimba afghana di due anni affetta da una rara e grave malattia genetica del fegato e ricoverata all’Ismett di Palermo, hanno voluto ringraziare il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e la moglie Franca, e tutto lo staff della Presidenza della Regione Siciliana, oltre alle associazioni Pfic Italia Network e Nove Caring Humans, e il personale dell’Istituto di alta specializzazione, per l’accoglienza e la solidarietà ricevute.
Il drammatico racconto
I due giovani hanno raccontato, in una videointervista che è stata trasmessa ieri sera durante la cerimonia del Premio Alessi nei Giardini d’Orléans, le loro vicissitudini, la diagnosi infausta per la propria bambina senza alcuna possibilità di cure, il lungo viaggio dall’Afghanistan, attraverso l’Iran, e infine l’approdo in Sicilia, dove si è riaccesa la speranza. La piccola, adesso, grazie a una fitta rete di solidarietà, è ricoverata in attesa di trapianto del fegato.
L’emozione di una madre e di un padre
Guardare quel video che proponiamo offre una profonda emozione, mentre Abdullah e sua moglie Khatima raccontano. Un susseguirsi di drammi e sogni. L’arrivo dei talebani a Kabul che azzera ogni progresso e ogni speranza medico. La fuga in Iran. Il passaggio dal ‘non si può fare niente’ all’orizzonte che si schiude. L’immagine dei dottori palermitani che mandano baci alla bambina, in quel perimetro di scienza e umanità dell’Ismett. E il finale fiducioso: “Potrà vivere”.
Non è vero che l’amore non serve a niente, anche se vogliono farcelo credere. Anche se qualcuno, magari, vuole farci dimenticare che noi siciliani abbiamo un cuore immenso. Un bambina messa in salvo non allontana la memoria dei bambini massacrati e abbandonati nel mondo. Ma questo viaggio regala una carezza. Un soffio tiepido di primavera, nell’inverno della nostra paura.
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