Orlando sulla cultura mafiosa:| "È all'interno della casta" - Live Sicilia

Orlando sulla cultura mafiosa:| “È all’interno della casta”

Il primo cittadino, ospite ieri sera al programma cult di Rai 3 moderato dal giornalista Giovanni Floris, si è espresso così  sul metodo mafioso applicato dalla politica della casta.

Il sindaco ospite a Ballarò
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Ballarò Orlando (Foto) Livesicilia

ROMA – Leoluca Orlando è stato ospite ieri sera di una puntata a dir poco scoppiettante di Ballarò, noto programma di Rai 3. L’intreccio tra politica e malavita è stato il tema con cui Giovanni Floris ha aperto un dibattito con i suoi ospiti, tra cui il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e il ministro della Salute Renato Balduzzi. All’incontro avrebbe dovuto partecipare il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, che invece non è mai arrivato in studio. Il sindaco di Palermo si è esibito in un accorato intervento sulla cultura che sta alla base dell’organizzazione mafiosa.

La crisi delle politiche regionali italiane non tocca soltanto la Sicilia: nell’ultimo mese gli  scandali della regione Lazio e quelli della Lombardia sono saltati agli onori della cronaca, scatenando un’indignazione sempre più forte tra gli italiani. Tra battibecchi sulla legge di stabilità, con l’aumento dell’IVA, la crisi dei partiti e il “furto” dei soldi pubblici, la parola “mafia” è stata usata più volte. Ha iniziato il procuratore Grasso, citando Sciascia “La mafia prima o poi si impadronirà del resto d’Italia. E ci aveva visto giusto: il mafioso proprio come il politico che attua politica clientelare, è un intermediario tra il bisogno del cittadino e chi può risolvere quel bisogno. Scatta un meccanismo per cui il metodo si è diffuso talmente tanto che chi ha potere riesce a elargire favori. È un club esclusivo, che lascia fuori tutti gli altri”.

Ed è il sindaco di Palermo ad approfondire l’argomento del metodo mafioso. Orlando inizia col parlare della ricchezza: “Io non sono contro la ricchezza, ma quando questa diventa il dio maggiore, l’unico criterio etico per selezionare, succede che quando un mafioso si presenta in un salotto finanziario con indosso la cravatta, non gli imputi il fatto che è un criminale”. Il sindaco è stato incalzato da Floris “Perché Milano in questo è diversa?”.

Orlando a quel punto ha controbattuto con un’analisi sociologica del problema: “A Milano è scattato un meccanismo per il quale la mafia viene assimilata. È il crimine dell’appartenenza, è questa la cultura che vi è alla base di tutto il fenomeno: il mafioso non chiede “cosa sai fare?” ma “a chi appartieni?”. Questa cultura è ben diffusa al nord, infatti la domanda non viene posta giù a Palermo per fare il funzionario pubblico, ma su a  Bergamo per fare l’operaio”.

Orlando ha continuato a rimarcare l’importanza della cultura dei ricchi in questo sistema:”La situazione politica è grave: non siamo alla presenza di una lista di criminali, ma di una cultura criminale. Il crimine si è trasformato in uno stile di vita. Se la ricchezza diventa il dio maggiore non c’è differenza tra la stalla mafiosa di Corleone, il Pirellone di Milano e il consiglio regionale del Lazio. Oggi il povero non è considerato uno sfortunato, ma un colpevole per non essersi arricchito”. L’ultima frecciata del sindaco è rivolta al mondo di cui fa parte: “La mafia non è l’unica ad usare lo strumento dell’appartenenza. Che cos’è la casta, se non proprio la cultura dell’appartenenza? Vorrei che la domanda che si facesse fosse “che cosa sai fare?” anche in questo ambiente”.


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